Nel 2019 la povertà relativa in Sardegna è calata di 6,5 punti percentuali rispetto all’anno precedente, con 94mila famiglie (rispetto alle 141mila del 2018) in difficoltà. È uno dei dati più rilevanti del rapporto Caritas Sardegna 2019/20, presentato oggi on line.

Un decremento che potrebbe essere spiegato – si legge nel dossier – con la fruizione delle due misure di sostegno economico, di cui godono, nel complesso, oltre 50mila nuclei di beneficiari (più di 100.000 persone coinvolte), con un importo medio erogato pari a 526,87 euro riguardo al reddito di cittadinanza e a 250,10 euro per la pensione di cittadinanza. Uno scenario che si è modificato bruscamente a causa della pandemia da coronavirus. Con la diminuzione della povertà relativa si è registrata anche una netta diminuzione del numero delle persone aiutate dai Centri d’ascolto delle dieci Caritas sarde: 6.876 nel 2019 rispetto alle 7.903 dell’anno precedente, con un calo del 13%. Gli utenti sono prevalentemente uomini (51,8%). Si tratta di persone per lo più italiane (nel 69,7% dei casi), relativamente giovani, che vivono in famiglia e con un’età media di 47,6 anni.

Si rivolgono alle Caritas per lo più disoccupati (63,6%), ma risulta comunque significativo sia il dato dei cosiddetti “working poor”, ovvero coloro che hanno un reddito da lavoro (11,2%), sia quello dei pensionati (8,0%). I bisogni prevalenti registrati dagli operatori dei Centri di ascolto sono quelli correlati ai problemi economici (31,7%) e di occupazione/lavoro (22,1%); al terzo posto, i problemi familiari (11,3%), legati per lo più a difficoltà derivanti da divorzi, separazioni o più in generale da una conflittualità all’interno del nucleo familiare.

Fra le richieste rivolte esplicitamente dalle persone, prevalgono nettamente quelle riguardanti i beni e servizi materiali (80,5%): viveri, servizio alla mensa, accesso agli Empori della solidarietà, vestiario, prodotti per neonati, etc.; seguono i sussidi economici (10,2%) e le richieste di tipo sanitario (4,1%). Quanto invece agli interventi messi in campo (direttamente o indirettamente) dalla rete Caritas, spiccano al primo posto i beni e i servizi materiali (86%) e, a seguire, gli aiuti in campo sanitario (4,9%) e i sussidi economici (4,8%). Sul fronte salute, gli interventi si traducono quasi esclusivamente nell’acquisto di farmaci e nel pagamento di visite specialistiche e trattamenti terapeutici. Per quanto concerne i sussidi, si tratta per lo più di erogazioni per sostenere il pagamento di bollette e tasse inevase (il 40,3% dei sussidi erogati), di affitti arretrati o di spese comunque connesse all’abitazione, delle spese di trasporto, di pratiche burocratiche e delle spese scolastiche. Un focus particolare all’interno del Report 2020 è stato dedicato alla cosiddetta “povertà di salute”.

Delle 6.876 persone transitate nei Centri d’ascolto, 890 (12%) hanno manifestato bisogni direttamente riconducibili alla sfera sanitaria, in particolare fragilità psichiche e salute mentale (43,4%).