Mentre a Cagliari ci si scanna politicamente per la distribuzione dei fondi destinati alla cultura con una coperta economica sempre più corta, Joe Biden e Trump Martedì arrivano al voto. Come da tradizione, che si tratti del presidente degli Stati Uniti o del sindaco di Cagliari, gli artisti si schierano, talvolta si schierano distanziati socialmente dagli umori della comunità che rappresentano.
Le scorse comunali di Cagliari hanno praticamente visto tutto il mondo dell’arte e della culturale locale sostenere la Ghirra, ma alla fine l’ha spuntata Truzzu, con un progetto d’Accademia a Cagliari autonomo e definito politicamente, i fondi alle istituzioni e non alle associazioni, e se l’istituzione non c’è la promessa (politica) di lavorare per farla nascere.
Negli States l’endorssement degli artisti per questo o quel politico è tradizione pop divenuta folk, Warhol il primo a pagarne le conseguenze, nel 1972 sostenne McGovern, accompagnando il “Vote McGovern” al volto di Nixon, sostenne McGovern anche economicamente con i poster dell’immagine a tiratura limitata, dopo la vittoria di Nixon si ritrovò sottoposto a meticolosi controlli fiscali, insieme a Robert Rauschenberg che come lui si era esposto sul tema, Raushenberg aveva illustrato alla fine degli anni cinquanta l’inferno di Dante con Nixon tra i violenti nel sangue ribollente. L’intervento di Warhol, divenuto tradizione, citazione e Accademia, è stato replicato nella stessa modalità comunicativa durante le scorse presidenziali americane dall’artista Deborah Kass, che citando il linguaggio di Warhol al volto di Trump ha accompagnato un “Vote Hillary”, ha vinto Trump.
L’eccezione alla regola è stato Obey, che ha accompagnato all’immagine di Obama in chiave pop la scritta “Hope” speranza, nella comunicazione visiva meglio non rappresentare l’immagine del competitor, l’immagine resta comunque una celebrazione (l’iconoclastia l’insegna). La prassi nord americana è stata replicata ovunque, ricordate il sostegno degli artisti Cagliaritani durante le elezioni comunali di Zedda contro Fantola o della Ghirra contro Truzzu tramite aste per reperire fondi? Prima ancora ricordate lo scontro in famiglia dei fratelli Carta per le Regionali dove Capellacci competeva con Soru? A sostegno di Soru Federico Carta (Crisa) a sostegno di Cappellacci Marco Carta trionfatore ad “Amici” di Maria De Filippi, vinse Cappellacci. Trump ha una sua specificità, ha sempre attaccato il mercato dell’arte, per lui l’arte contemporanea è inutile, una fesseria, una macchina da soldi per truffatori che a caso gettano colori su una tela. Truzzu non ha mai preso le distanze dal mondo dell’arte Cagliaritano, per Trump l’arte è solo soldi facili (magari fosse, se lo è non lo è sicuramente per me), al punto che ha twittato a distanza di un anno (tra il 2014 e il 2015) la frase di Warhol “essere bravi negli affari è il genere di arte più affascinante”. Per queste presidenziali, per come è stato dileggiato, il mondo dell’arte si è schierato naturalmente compatto a sostegno di Biden con aste varie sul tema, pagine pubblicitarie a pagamento sui quotidiani, azioni performatiche o post di loro lavori sul social dal contenuto anti Trump.
Tra tutti gli interventi trovo interessantissimo, quello di Hans Haacke al New Museum di New York, chiedeva ai visitatori se gli Stati Uniti avessero misure anti evasione fiscale adeguate, un plebiscito di no. La verità di fondo è che il mondo dell’arte è in profonda crisi di legittimazione in ogni dove, gli artisti si schierano per convenienza politica e sopravvivenza individuale, Trump incarna proprio il sentimento collettivo di chi non ne comprende la specificità professionale e le problematiche, ma noi abbiamo già dimenticato il premier Conte con il suo “abbiamo pensato anche agli artisti che ci fanno tanto divertire”?
In realtà politicamente micro come quella di Cagliari, terra istituzionale di nessuno, dove un’Accademia non è mai nata, tutto il dibattito sull’arte e la cultura, si riduce al problema di quale associazione si finanzia, indagandone i conflitti d’interesse politici, negli Stati Uniti c’è un presidente che rischia il secondo mandato negando l’arte contemporanea con la complicità delle masse, non sarà che Trump avrebbe bisogno, come gran parte dei suoi elettori, di frequentare un’Accademia di Belle Arti?
Mimmo Di Caterino