Una mostra fotografica dedicata all’opera, capolavoro di cinematografia, “Banditi a Orgosolo”, film d’esordio di Vittorio De Seta, del 1961, premiato alla 22/a Mostra Internazionale di Venezia. E’ uno degli eventi collaterali di punta del Carbonia Film Festival. La rassegna cinematografica dedicata ai temi del lavoro e migrazione è in programma dal 6 all’11 ottobre con appuntamenti in presenza e online. Allestita negli spazi della Mediateca Comunale di Carbonia, “Banditi a Orgosolo-Immagini dal film”, è curata dal docente di Cinema Fotografia e Televisione all’Università di Cagliari Antioco Floris e autore di una monografia sul lavoro di De Seta.
Il coordinamento organizzativo è affidato a Antonello Zanda, direttore della Cineteca Sarda. Può essere visitata da sabato 3 sino al 23 ottobre (16-19 dal lunedì al venerdì, 10-12/17-20 sabato e domenica). In mostra una selezione di immagini del premiato e apprezzato film che, per citarne uno, Martin Scorsese definì un capolavoro indiscusso. Il percorso espositivo mostra una selezione di fotogrammi e foto di scena di particolare ricchezza e valore artistico. Elogio alla fotografia del film, molto curata, tra gli elementi della pellicola più apprezzati dalla critica.
Ogni fotogramma gode di luce propria, offrendo una sequenza di piccole opere d’arte fotografica che con l’occhio artistico di De Seta mostrano la quotidianità del mondo rurale della Barbagia dei primi anni Sessanta. Frutto di un lavoro di lunga immersione sul campo, durato due anni, con il regista impegnato dal 1959 nei luoghi al centro della Sardegna a filmare e documentare con dettagli e scrupolo antropologico la vita nei paesi, negli altipiani, nei pascoli, nelle alture del massiccio del Gennargentu e della Barbagia.
“Nei piani stretti il soggetto principale occupa il fuoco centrale con l’attenzione indirizzata all’espressione del volto o all’azione che si sta compiendo – scrive Antioco Floris- si veda a tal proposito la preparazione del formaggio o la scena del ballo dove l’occhio della macchina da presa si sofferma solo sui dettagli dei gambali in movimento”. Nei piani larghi la camera evidenzia la naturalezza con cui i personaggi si inseriscono nell’ambiente circostante – prosegue Floris- e la sinfonia di forme e caratteri rafforza il legame di simbiosi fra il pastore e la natura, tanto che i personaggi diventano parte integrante dell’ ambiente”.