Con 30 casi giornalieri, quasi tutti in località turistiche e determinati dal comportamento irresponsabile di turisti e strutture ricettive di lusso, corre voce che il governo italiano stia pensando di isolare la Sardegna. Non ci sarebbe nulla di strano. Come diceva Gramsci la Sardegna è una “colonia di sfruttamento” e lo Stato dimostra costantemente un mix di disprezzo e paternalismo verso la nostra terra ad ogni occasione, anche selezionando una classe dirigente locale tra le più ignoranti, servili e prone di tutta Europa. Con decine di migliaia di positivi e centinaia di morti al giorno, il Governo non ha mai chiuso l’Italia del nord, ma ha preferito attuare un lockdown totale, dove però le industrie del nord hanno potuto continuare ad aprire inviando una semplice mail al prefetto.

Tutte le industrie, non solo quelle che producono beni essenziali. Alla Sardegna é stato detto no a tutto, a ciò che poteva servire, come chiudere i collegamenti nel momento di massimo contagio, al no al “passaporto sanitario” che probabilmente non serviva a nulla ma che ora lo stato centrale richiede ai cittadini provenienti da Spagna, Grecia, Croazia e Malta. Gli intellettuali italiani sbeffeggiavano tali richieste facendo in diretta il verso a chi chiedeva tutele per i sardi: “ora rintroduciamo il Regno di Sardegna”, “vi siete accorti che la Sardegna è in Italia” – dicevano a reti unificate giornalisti, professori, politici di tutte le parrocchie politiche italiche. In questi giorni sento molti attivisti democratici impegnarsi nel no al referendum contro il taglio della rappresentanza.

Molti usano lo slogan #Nostracostituzione Siamo sicuri che la Costituzione sia anche nostra? Oppure i diritti civili, politici e umani dei sardi vengono sistematicamente violati, nonostante l’uguaglianza meramente formale che viviamo? La battaglia democratica da fare in Sardegna é una battaglia per la sovranità e l’autogoverno, a partire dalla lotta a questa classe politica sarda che prende ordini, chi da Roma chi da Milano. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

di Cristiano Sabino