È da venerdì 3 aprile 2020 che il Museo archeologico di Cagliari può essere visitato in modalità virtuale, un’ottima occasione per iniziare a conoscere la storia della Sardegna, dal Neolitico antico all’anno Mille, e appassionarsi in vista di una visita dal vivo.
Ma questo è solo il primo passo verso la scoperta del vasto patrimonio archeologico su cui l’isola può contare.
Sono infatti tanti i villaggi nuragici sparsi in tutta la Sardegna, più di settemila i nuraghe che hanno resistito al passare del tempo e sono numerosi anche i pozzi sacri, le tombe dei giganti, i dolmen, i menhir e le domus de Janas ancora visitabili. Non mancano, inoltre, resti di antiche città risalenti al periodo fenicio-punico e testimonianze della dominazione romana in Sardegna.
Ecco quindi i siti archeologici che ogni appassionato di storia o turista curioso dovrebbe visitare nel suo viaggio alla scoperta della storia della Sardegna.
Area Archeologica Su Nuraxi di Barumini
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Su Nuraxi di Barumini un sito unico nel suo genere per la complessità della sua architettura e dal 1997 è Patrimonio dell’Umanità Unesco.
L’area include un nuraghe costituito da una torre centrale e quattro angolari, e un villaggio di capanne, portati alla luce grazie al prezioso lavoro condotto negli anni ’50 dall’archeologo Giovanni Lilliu.
Negli anni ’90 al meraviglioso patrimonio archeologico di Barumini si è poi aggiunto Su Nuraxi ‘e Cresia, un altro nuraghe complesso scoperto durante i lavori di restauro di Casa Zapata, un’antica residenza nobiliare di baroni sardo-aragonesi costruita a metà del XVI secolo proprio sull’edificio nuragico.
Nuraghe Santu Antine
[Nuraghe Santu Antine – Torralba. Credits: Gigi Peis]
Il nuraghe Santu Antine, che sorge al centro di Cabu Abbas, piana nel territorio di Torralba, stupisce per la sua imponenza e solidità rimaste immutate nel tempo. A circondarlo, più di 15 capanne circolari abitate dalla popolazione del villaggio e nelle quali sono stati rivenuti reperti ora esposti nel Museo Sanna di Sassari.
Villaggio nuragico di Tiscali
[Tiscali. Credits: Elisa Locci.]
Le origini del villaggio nuragico di Tiscali sono avvolte nel mistero. Per la sua costruzione, infatti, non è stata adottata la tecnica tipica delle altre aree archeologiche di età nuragica.
È costruito lungo le pareti della dolina che si è formata all’interno del monte Tiscali ed è composto da due agglomerati di dimensioni differenti. Si ipotizza che gli abitanti del villaggio vi si rifugiassero all’interno per lunghi periodi e che in età romana, venisse usato come baluardo difensivo contro gli invasori.
Nuraghe Losa
[Nuraghe Losa – Abbasanta. Credits: Maurizio Cossu.]
Il suo nome “nurache ‘e losas” significa “nuraghe delle tombe”, che si riferisce alle urne cinerarie romane scavate nella roccia che sono state ritrovare lungo il perimetro.
La peculiarità del nuraghe Losa sta nel fatto che è caratterizzato da una sagoma che ricorda la prua di una nave. Inoltre, è stato eretto adottando tecniche murarie molto raffinate che gli conferiscono un aspetto solido e possente.
Santuario di Santa Cristina
[Pozzo sacro – Santa Cristina . Credits: Maurizio Cossu.]
A pochi chilometri da Abbasanta, nel comune di Paulilatino, sorge il suggestivo tempio a pozzo di Santa Cristina, considerato un gioiello dalle forme geometriche perfette. La visita al pozzo di Santa Cristina regala sensazioni uniche; è impossibile non rimanere affascinati e incantati di fronte ad una vista simile.
In epoca nuragica, il sito archeologico ospitava i culti delle acque, che richiamava fedeli da tutta l’isola. Si pensa, inoltre, che il santuario fosse anche un luogo dedicato all’osservazione astronomica.
All’interno dell’area, poi, c’è anche il nuraghe di Santa Cristina, semplice, di forma circolare.
Paulilatino non è però nota solo per il Santuario di Santa Cristina, infatti nel suo territorio vi sono ben 110 siti nuragici.
Nuraghe Arrubiu
[Nuraghe Arrubiu, esterno – Orroli. Credits: Sergio Melis.]
Chiamato “il Gigante Rosso” per la sua maestosità e le sfumature rosse dovute alla presenza di licheni sui muri di pietra basaltica, il Nuraghe Arrubiu è la struttura megalitica più imponente della Sardegna; in origine alta più 30 metri, ora la sua torre centrale è alta 15 metri.
Vicino al complesso archeologico si trovano tomba di Giganti della Spada e una necropoli di 15 domus de Janas.
Santuario di Santa Vittoria
[Santa Vittoria, recinto delle feste – Serri. Credits: Consorzio turistico dei laghi]
Inserito in un meraviglioso contesto naturalistico, il santuario di Santa Vittoria occupa un’area di tre ettari nella Giara di Serri.
A differenza di quello di Santa Cristina, il Santuario di Santa Vittoria non ha svolto la sola funzione di simbolo religioso, ma è stato anche crocevia culturale e commerciale per le civiltà che si sono avvicendate nell’isola e per i popoli che si affacciavano nel Mediterraneo.
Il ritrovamento, in uno dei quattro edifici di cui si compone, di un “recinto dei supplizi” e della “curia” con circa 50 posti a sedere, ha fatto ipotizzare che vi si riunissero in assemblea federale i capi delle popolazioni nuragiche del centro della Sardegna.
Il complesso venne inoltre utilizzato anche da punici e romani, e in età bizantina vi sorse la chiesa di Santa Maria della Vittoria, da qui il nome dell’area archeologica.
Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio.
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