«Il Consiglio regionale ha approvato la “Legge quadro sulle azioni di sostegno al sistema economico della Sardegna”, ma per l’agricoltura non è previsto nessuno supporto. Questa è una beffa per il settore primario sardo». Francesco Erbì, presidente della Cia Sardegna esprime il disappunto del mondo agricolo per le scelte operate dalla Regione. «Si fanno passare le risorse già disponibili e proprie dell’agricoltura come sostegno alle imprese nella fase difficoltà attraversata a causa del covid-19», denuncia. «Si sottraggono agli agricoltori i 35 milioni di euro destinati al ristoro dei danni causati dalla siccità 2017 per indirizzarli ad aumentare la disponibilità di risorse a sostegno di altro diverso dal sistema economico regionale», spiega il presidente della Cia Sardegna. «Si delibera su una legge quadro che interviene a sostegno del sistema economico della Sardegna e leggendo uno per uno gli articoli proposti, ci si rende conto che ci si è dimenticati delle emergenze vere», continua Erbì. «Nella legge quadro licenziata mercoledì sera manca un progetto e un’idea dello sviluppo per la Sardegna. Gli interventi approvati somigliano più a spot elettorali che non sono in grado di sviluppare processi di produzione della ricchezza di cui hanno bisogno i sardi».
La Cia contesta alla Regione sostanza e metodo dei provvedimenti adottati: «Ci saremmo aspettati di essere sentiti come rappresentanza degli interessi in campo, perché conosciamo i punti di crisi e rappresentiamo gli interessi del comparto primario sardo. Ci saremmo aspettati una fase di nuova concertazione e non c’è stata; avremmo voluto che fosse avviata una discussione sull’indebitamento delle imprese che non passasse attraverso la contrattazione degli agricoltori con le banche per contrarre nuovi prestiti, aggravando di fatto le condizioni di difficoltà delle aziende; ci saremmo aspettati un piano di rilancio per il settore ortofrutticolo regionale, per l’ovicaprino oltre che per tutti i settori della zootecnia sarda. Avremmo voluto vedere questa maggioranza deliberare una grande legge quadro per il sostegno al sistema sociale e economico sardo, rimodulando la legislazione regionale, cancellando l’obsoleto e l’inutile, modernizzando l’impianto normativo; sarebbe stato auspicabile vedere azioni concrete di riforma della pubblica amministrazione a partire dalla stessa organizzazione regionale».
Tutte azioni che sono mancate: «Ci saremmo aspettati, insomma, un minimo di buon senso, la convocazione straordinaria di tutte le parti sociali sarde per pensare, partecipare, elaborare e contribuire a costruire il proprio futuro, per dar vita a un nuovo piano strategico regionale che potesse affrontare le situazioni di crisi che investono la Sardegna nella sua interezza. Nella realtà questa legge si muove in senso contrario rispetto alle esigenze ed è per questo che la giudichiamo negativamente, sottolineando lo scippo delle risorse proprie dell’agricoltura e invece destinate ambiguamente ad altri settori».