Stagione finita per Nainggolan, a causa dell’infortunio difficile da recuperare in 10 giorni. E quasi finita anche per il Cagliari: il brutto 3 a 0 con la Sampdoria è il segnale che senza il Ninja non si va lontano. E che nel calcio – anche se Zenga su questo non è d’accordo – le motivazioni di classifica contano: la tranquillità a volte gioca brutti scherzi. Perché tutti sono sicuri che tra blucerchiati e rossoblu non c’è in assoluto il divario che invece si è visto ieri in campo. Ci sono altre attenuanti: le assenze (oltre Nainggolan anche Ceppitelli e Pellegrini) la rosa corta, le condizioni non al cento per cento di giocatori come Pisacane e Joao Pedro. Rog e soprattutto Nandez continuano a correre. Ma è la storia del calcio che insegna che chi macina chilometri non può anche avere ossigeno e piedi per tirare bene in porta o fornire assist.
Anche così si spiega la “solitudine” delle punte, quasi mai messe in condizione di tirare in porta: il Cagliari non segna da quattro partite e anche lo stesso Zenga – con molta trasparenza e onestà intellettuale – si sta chiedendo perché. “Se per due volte avevamo la scusa dei gol annullati- ha ammesso a fine gara- ora è giusto fare una riflessione”. La situazione è stata fotografata abbastanza bene nella partita Cagliari Lecce di domenica scorsa. Con Nainggolan la squadra riesce ad arrivare in area anche centralmente con la palla rasoterra e con gli “uno-due”. E infatti con i salentini nei primi venti minuti si sono create due situazioni (di quelle che però non finiscono negli highlights) molto pericolose davanti a Gabriel. Senza Nainggolan è tutto più complicato: la squadra esce bene dalla sua area. Ma davanti alla difesa avversaria schierata si ritrova davanti a un muro e non ha idee: l’azione spesso finisce con la palla buttata nel mucchio.
Dove non ci sono però grandi colpitori di testa o un Lukaku che possa fare da boa. Cagliari a debita distanza da tutto: dodici punti dall’Europa e dodici punti dal Lecce. Ma Zenga è convinto che si possano comunque trovare gli stimoli per chiudere in bellezza. E si riparte dalle sue dichiarazioni nel post partita: “Non mi piace il discorso delle motivazioni: quando giochi a calcio porti una maglia con un emblema sul petto, gli stimoli devono essere naturali, non c’entra la classifica confortante. Per quanto lo 0-3 sia pesante, a me pare che la squadra non sia stata scarica, ma abbia provato a rimettere in piedi la partita. Non voglio guardare al futuro lontano, vivo alla giornata. Ricarichiamo subito le batterie per cercare di vincere la partita di sabato contro il Sassuolo”