In un’intervista al giornale online La Luce del direttore Davide Piccardo, noto esponente della comunità musulmana milanese, l’ex cooperante ha dichiarato che Il velo “è simbolo di libertà”.
Silvia Aisha Romano, l’ex cooperante italiana rapita in Kenya e finita nelle mani di un gruppo fondamentalista islamico in Somalia e ritornata in Italia lo scorso 9 maggio accolta dal premier Conte e dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, si è raccontata per la prima volta dopo il ritorno in Italia in un’intervista al giornale online La Luce. Ha parlato della sua scelta di partire in Kenya, del sequestro e in particolare di come è maturata in sé la scelta di convertirsi all’Islam.
Non credente, partita in Kenya dopo “scatto nei confronti delle ingiustizie”
“Prima di essere rapita ero completamente indifferente a Dio, anzi potevo definirmi una persona non credente; spesso, quando leggevo o ascoltavo le notizie sulle innumerevoli tragedie che colpiscono il mondo, dicevo a mia madre: vedi, se Dio esistesse non potrebbe esistere tutto questo male … quindi Dio non esiste, altrimenti eviterebbe tutto questo dolore,” ha dichiarato Aisha.
Inoltre ha riferito che inizialmente non provava interesse nel volontariato, ma “verso la fine della tesi mi interessai moltissimo all’argomento che stavo trattando: la tratta di donne ai fini della prostituzione, da lì ho avuto uno scatto nei confronti delle ingiustizie. Ho sentito il bisogno di andare e mettermi in gioco aiutando l’altro nel concreto. L’idea di continuare a studiare e rimanere qui non mi andava, volevo fare un’esperienza vera, per crescere e per aiutare gli altri”.
Rapimento e conversione
Scossa dal rapimento, che ha dato il via ad “un percorso di ricerca interiore fatto di domande esistenziali”, Silvia Romano ha iniziato ad avvicinarsi a Dio a seguito della paura per l’imminenza della morte o dell’ansia per non avere notizie sulla sua famiglia e sul suo futuro.
“In una situazione di terrore del genere e vicino alla morte iniziai a pregare Dio chiedendogli di salvarmi perché volevo rivedere la mia famiglia. Gli chiedevo un’altra possibilità perché avevo davvero paura di morire. Quella è stata la prima volta in cui mi sono rivolta a Lui. Poi a un certo punto ho iniziato a pensare che Dio, attraverso questa esperienza, mi stesse mostrando una guida di vita, che ero libera di accettare o meno”.
Velo come simbolo di libertà
Una volta accettata la fede nell’Islam, Aisha Romano ha dichiarato di sentirsi “serena nell’anima”. Allo stesso tempo è tornata sul velo indossato appena ritornata in Italia, che ha destato molte polemiche degenerate in insulti.
“Per me il velo è simbolo di libertà. Quando vado in giro sento gli occhi della gente addosso; non so se mi riconoscono o se mi guardano semplicemente per il velo; in metro o in autobus credo colpisca il fatto che sono italiana e vestita così. Ma non mi dà particolarmente fastidio. Sento la mia anima libera e protetta da Dio”.
Il 9 maggio il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva annunciato la liberazione di Silvia Romano, la cooperante milanese sequestrata da un gruppo criminale a fini estorsivi in Kenya nel novembre 2018, mentre faceva un’esperienza di volontariato nell’orfanotrofio di Likoni, gestito da un onlus.