Gian Basilio Balloi, medico di base tra Lotzorai e Triei ha pubblicato su Facebook una lunga nota in merito all’emergenza Covid-19 in Sardegna.
La redazione ve la propone integralmente:
Sono medico di base da soli 3 mesi e opero a Lotzorai e Triei avendo per 17 anni fatto la guardia medica per 17 anni presso il Punto Guardia di Talana ed Urzulei e numerose sostituzioni dei colleghi medici di base in quasi tutta l’Ogliastra. I miei problemi con i vertici li ho incontrati quando ho deciso di aprire il mio ambulatorio a Lotzorai, quando il Direttore del mio Distretto voleva obbligarmi ad aprire in un altro paese ogliatrino perché secondo lui in tale paese esisteva l’obbligo di apertura. Sicuro di essere dalla parte della ragione ho vinto la mia prima battaglia. Stranamente, dopo circa due settimane dalla mia scelta viene rispolverata una vecchia delibera che impedisce i pazienti di scegliere il proprio medico solo se questo ha l’ambulatorio presso l’ambito in cui vivono: in parole povere, avendo aperto a Lotzorai non posso avere come miei pazienti i miei famigliari, i miei amici e tutti i pazienti che ripongono su di me la loro fiducia e che abitano fuori ambito, andando contro la libertà del cittadino che dovrebbe essere libero di scegliere il proprio medico di fiducia.
Per quanto riguarda quello straccio che si usa per la polvere: una collega dell’aria vasta di Cagliari l’ha ricevuta insieme a diverse altre recapitate dentro una busta da lettera presso il proprio punto guardia. Devo dire che noi del distretto di Lanusei siamo un po’ più fortunati poiché ci vengono date delle mascherine col filtro (FFP2) nonostante sarebbero necessarie le FFP3 per l’assistenza di pazienti affetti o sospetti di patologia trasmissibile per via aerea, trattamento di campioni biologici contenenti batteri o virus, riscontri diagnostici su cadavere con sospetta patologia infettiva a trasmissione aerea come ad esempio il corona virus) ma a tutt’oggi ne abbiamo ricevuto solo 4 ed un camice. Niente occhiali e niente visiera. Ma visto che mancano i fondi si sta portando avanti una raccolta fondi da destinare all’ospedale di Lanusei “Nostra Signora della Mercede” e all’acquisto di DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) mascherine, occhiali, calzari, cuffiette.
Tutto questo è vergognoso. Senza parlare della censura da parte dell’Assessore alla Sanità dottor Nieddu (della Lega) che chiede ai direttori delle aziende sanitarie “provvedimenti disciplinari” per gli operatori che comunichino senza autorizzazione con la stampa e su internet. Nella nota del 13 marzo Nieddu ricorda che la comunicazione verso la popolazione è in capo alla sola Regione “attraverso qualunque mezzo (televisivo, stampa, social network, sito internet, etc) e raccomanda di “attenersi strettamente a tale disposizione”.
Poi, sempre tramite pec, arriva anche l’avvertimento agli eventuali trasgressori: “Si chiede di avviare, senza indugio, opportuni provvedimenti disciplinari verso chiunque non si attiene strettamente a tale disposizione”, scrive Nieddu, ribadendo che “qualunque attività comunicativa di codeste aziende dev’essere autorizzata” dalla Regione. Questo ci ha fermato e portato ad indugiare nel poter liberamente esprimere il nostro dissenso e la carenza di quello che ci stava succedendo.
Noi medici di base, secondo le ultime disposizioni dovremmo chiudere il nostro ambulatorio, fare le ripetizioni di ricetta per via telefonica e non visitare nessuno. Io mi adopero a consegnare personalmente le prescrizioni direttamente nelle farmacie per evitare che i pazienti vengano in ambulatorio ed esporsi al rischio di essere contagiati da me, che statisticamente ed epidemiologicamente potrei essere un portatore asintomatico del virus, o viceversa essere contagiato da loro, ma questo modus operandi va contro la deontologia medica, visto che è indispensabile visitare il paziente per fare una diagnosi od un sospetto diagnostico, senza escludere poi i casi in cui il paziente deve essere suturato per delle ferite o visitato ed auscultato, anche per non intasare il pronto soccorso più vicino che dista 30 minuti circa di auto da qui, tenendo conto che il pronto soccorso stesso si è dimostrato essere uno dei luoghi più insicuri dal punto di vista del contagio.
Ci troviamo infatti nella regione in cui la metà dei positivi al virus è costituita da medici e personale paramedico. Come faccio a tenere fuori dalla porta del mio ambulatorio un paziente che è preoccupato, spaventato e a cui io dovrei dare soccorso? E come faccio a visitarlo se non coi dispositivi di cui ci hanno fornito, cioè una delle 4 mascherine ed i guanti. Quello che stiamo vivendo è solo la punta dell’iceberg visto che secondo i miei studi oltre il 70% della popolazione è positiva ma asintomatica ma nessuno può saperlo con certezza visto i pochi test disponibili, fatti solo a pazienti sospetti o venuti a contatto con i primi e non vengono fatti i test sulle persone decedute e questo inevitabilmente porta a sottostimare la vera entità dell’epidemia. Questo significa che finché sono aperte le fabbriche e si limita l’uscita per la corsetta, tutto risulta vanificato visto che l’operaio, ad esempio è libero di andare a lavoro, tornare a casa e contagiare i suoi conviventi. Sarebbe quindi plausibile chiudere le fabbriche e tutte le attività che non son sono strettamente utili alla salute ed alla sopravvivenza delle persone. Essendo consigliere comunale del Comune di Girasole, stiamo portando insieme un progetto che si muove in tal senso cercando di chiedere al Governatore Solinas di chiudere tali attività ed estendere il test a tutta la popolazione sarda, che dopo aver chiuso i trasporti e limitato le uscite e le entrate da e verso l’isola sarebbe un ottimo campione dal punto di vista epidemiologico e testare una riduzione o la scomparsa dei contagi in soli 20 giorni.
Non osiamo dire che siamo stati colti impreparati: avevamo tutto il tempo per organizzarci già dai primi focolai in Cina, che ha una popolazione di un miliardo e 300 milioni di abitanti e quindi 27 volte più popolosa dell’Italia, ma oggi ci troviamo ad avere più casi di quelli che si sono avuti in Cina! Come si spiega questa falla nella prevenzione della diffusione del Virus? E le fabbriche perché non si chiudono, per fare un favore a Confindustria? Conta più il danaro o la vita umana?
Lo sappiamo che Confindustria e politica vanno a braccetto, e che la chiusura delle fabbriche significherebbe scontentare molti imprenditori amici dei nostri politici. Stiamo tristemente pagando con le vite umane una politica sbagliata che va avanti dai tempi della Fiat. Ma noi stessi siamo responsabili, perché per anni ci siamo permessi di compiere l’errore di mettere al governo le persone che ora ci stanno ammazzando. Senza contare i tagli alla Sanità che vergognosamente ho visto peggiorare anno dopo anno, vanificando i nostri sforzi per fare una adeguata prevenzione e terapia dei nostri pazienti. D’altronde se le cariche di assessorato vengono decise politicamente e non per competenza non possiamo aspettarci altro. La Sanità non può essere considerata alla stregua di un’azienda, perché non vende merce ma tutela la salute e la vita delle persone. Finchè ci sono managers che prendono lauti premi di “produzione” per aver fatto risparmiare l’azienda Salute, la stessa azienda mancherà di quel danaro e questo significa avere tempi d’attesa sempre più lunghi che possono anche arrivare ai due anni per una gastroscopia o colonscopia alla faccia della prevenzione perché in quell’intervallo il paziente quando dovrebbe fare la visita potrebbe già essere deceduto.
In questo momento noi medici siamo definiti angeli, eroi, supereroi, ma nel passato più prossimo eravamo costretti a fare medicina “difensiva”, con l’eterna paura di una denuncia che potrebbe rovinarti per sempre la carriera e la vita. In tal senso la stampa ed i media non fanno che peggiorare la situazione, sbattendo il medico assassino in prima pagina, spesso innocente o comunque innocente fino a prova contraria. Non mancano certo i colleghi cialtroni, che andrebbero cancellati dall’Ordine senza troppi scrupoli.
Io non mi sento un eroe, perché nella vita faccio il lavoro che sognavo da bambino e cerco di farlo al meglio, secondo scienza e coscienza. Se non ci mettiamo in quarantena volontaria (vista la possibilità di essere già positivi asintomatici al covid-19) in questo momento è perché è nostro dovere stare sul campo.
Altro problema da affrontare in questo momento è lo stato psichico delle persone, che stando chiuse in casa, per 12 ore al giorno davanti alla televisione che dice la sua versione dei fatti che si discosta spesso dalla realtà delle cose (in Italia siamo al 43esimo posto nel mondo secondo la classifica della libertà di stampa nel mondo secondo di Reporters sans frontières, con giornalisti asserviti alla politica) è normale che si vengano a creare situazioni di ansia, depressione, crisi di panico, fino alla messa in atto di gesti inconsulti.
Concludo dicendo che io, al posto dell’Assessore alla Sanità mi sarei dimesso, perché non in grado di fronteggiare l’emergenza in maniera adeguata e mentendo spudoratamente alla stampa e poi smentirsi e mentire ancora. Le menzogne sono a mio avviso la peggiore arma di difesa che una persona possa utilizzare, quando si tratta di salvare vite umane.
Di quello che dico mi assumo personalmente tutta la responsabilità. Se dovessi perdere il lavoro per queste mie affermazioni, mi dispiacerebbe perché amo il mio lavoro quanto la mia vita, ciò significa che darei la vita per il mio lavoro ma non per l’inettitudine di certi politicanti. Personalmente penso di saper fare tante cose e ho un buon spirito di adattamento. Potrei partirmene in Africa ad esempio, e lì aiutare chi soffre. Realizzerei uno dei miei tanti sogni.
Gian Basilio Balloi