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I genitori del bambino di 11 anni segregato e maltrattato nella villetta di famiglia ad Arzachena, in Gallura, hanno chiesto il patteggiamento. Gli avvocati difensori della coppia, Marzio Altana e Alberto Sechi, hanno depositato la richiesta e ora attendono la riposta del pm di Tempio Pausania, prima dell’apertura del processo fissata ai primi di febbraio.

I due coniugi si trovano da mesi agli arresti domiciliari, mentre una zia 41enne del ragazzino, rea confessa quale ispiratrice dell’atroce regime educativo imposto al bambino dai genitori, è rinchiusa dal mese scorso nel carcere di Bancali. Il bimbo era stato liberato la scorsa estate dai carabinieri del Reparto territoriale di Olbia, dopo che lui stesso aveva chiesto aiuto per telefono ai militari. La svolta un mese fa con l’arresto anche della zia. E’ stata lei a confessare agli inquirenti ciò che avveniva nella villetta degli orrori: il bambino era sottoposto a torture fisiche e psicologiche, descritte dettagliatamente nel diario segreto che il piccolo nascondeva in camera.

Le punizioni sistematiche, che venivano messe in atto da anni, consistevano nella segregazione in camera dell’11enne, al buio, senza il materasso, e con un secchio per fare i bisogni. Il ragazzino veniva anche percosso, e quando era lasciato solo nella sua stanza gli venivano fatte ascoltare delle voci preregistrate che gli dicevano: “andrai all’inferno”. L’intento era quello di spaventarlo a morte per renderlo buono e obbediente.