Sono due gli elementi al vaglio della Procura di Tempio Pausania dopo l’interrogatorio del figlio di Beppe Grillo, Ciro, di 19 anni, e dei tre suoi amici coetanei, accusati di aver violentato una modella di origini scandinave il 16 luglio scorso nella villa del fondatore del M5s a Porto Cervo.
In primo luogo c’è da chiarire se i protagonisti della vicenda, presunta vittima compresa, avessero fatto o meno abuso di alcol o droghe, in secondo luogo – ma i due aspetti sono collegati – si valuta lo stato di minorata difesa legato alla superiorità fisica e numerica dei quattro ragazzi, specie se si confermasse l’ipotesi che la modella era in stato di alterazione psicofisica.
Sentiti dalla sostituta Laura Bassani, la magistrata che coordina le indagini dopo la denuncia presentata dalla ragazza ai carabinieri Milano, i quattro – Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria – si sono difesi sostenendo che la giovane era consenziente.
Dalla Procura non filtrano altri particolari, nemmeno sul video sequestrato durante le perquisizioni in casa degli indagati in cui si confermerebbe l’avvenuto rapporto sessuale: resta da chiarire se ci sia stata violenza, come sostiene l’accusa, o se la ragazza si sia accoppiata in accordo con i quattro, come asseriscono gli indagati e i loro difensori, gli avvocati Paolo Costa, Enrico Grillo, Ernesto Monteverde, Romano Raimondo e Gennaro Velle.
“Faremo presto, a garanzia degli indagati e della parte offesa”. È l’unico commento che Gregorio Capasso, capo della Procura di Tempio Pausania. “Nessuna dichiarazione, nessun commento”. Così i legali dei quattro ragazzi genovesi tra cui il figlio Beppe Grillo. “Non ci sono dichiarazioni da fare – ha detto uno dei quattro legali genovesi – e nulla da dire. Non conosciamo il contenuto degli atti perché sono coperti da segreto”. Il legale ha comunque confermato che gli indagati hanno “rigettato ogni addebito”.