Hanno indossato le maschere dei Giganti di Mont’e Prama e si sono schierati davanti al museo archeologico di Cagliari. Con una richiesta molto chiara: chiudere l’attuale soprintendenza archeologica “italiana”. E sostituirla con una “Subrintendentzia archeologia sarda”: organica – spiegano – alla nazione sarda, alla sua cultura e alla sua storia. È il presidio organizzato a Castello da Sardigna Natzione Indipendentzia.
Nel sit in spicca l’immagine di un gigante imprigionato: “Dietro le sbarre – spiega il portavoce Bustianu Cumpostu – perché per trent’anni non hanno saputo inquadrare e decifrare queste statue che, anche per la posizione delle braccia staccate dal corpo, rappresentavano qualcosa di inspiegabile, non catalogabile secondo gli schemi che fino ad allora avevano regolato la lettura della storia della Sardegna”. Distribuito a passanti e turismi un volantino con le ragioni della protesta. “Sardigna Natzione – si legge – non è contro le persone della Soprintendenza ma contro la loro funzione, una funzione chiaramente ostile al popolo sardo, di fatto nemica dei sardi, organica ad interessi estranei e contrari a quelli della Natzione Sardigna”.
Tutto questo – continuano i promotori del sit in – “finalizzato alla valorizzazione di un capitale archeologico e culturale forse unico al mondo per intensità territoriale, fatto di 1000 Stonehenge, creato dal popolo la cui storia è un bene dell’intera umanità e vuole uscire dall’oblio in cui la confinata il nazionalismo italiano”. Polemiche anche per la posizione della Soprintendenza sulla questione porto canale: “Anche in questa occasione ha operato come una prefettura più che come un ente che deve mettere in correlazione la tutela ambientale paesaggistica con la tutela delle attività economiche e dell’occupazione necessarie al popolo sardo”.