“Per il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, strumento insostituibile di regolazione di competitività del sistema nazionale, per i diritti dei lavoratori, per la portualità anche in assenza di dialogo con il Governo”.
È un momento di crisi per la portualità italiana: lo stallo del negoziato per il rinnovo del Ccnl dei porti non rappresenta soltanto la distanza trai diversi punti di vista tra le parti, ma l’avvio del tentativo di destrutturare sistematicamente l’attuale sistema regolatorio vigente nei porti italiani a fronte di una piattaforma “essenziale” calibrata sulle prospettive del lavoro portuale.
Strategia debole. La mancanza di una regia da parte del MIT sta generando una portualità divisa e senza una strategia comune, alla mercé delle compagnie armatoriali, che hanno conquistato gran parte dei terminal italiani esponendo i nostri porti, e i lavoratori portuali, a grandi incertezze, che preoccupano le segreterie nazionali dei sindacati.
E’ necessario che il MIT , in accordo con le Autorità di sistema portuale e le parti sociali, dia concreta attuazione ai piani dell’organico porto.
Pertanto è stato chiesto di individuare uno strumento in grado di accompagnare alla pensione tutti i lavoratori e di regolamentare gli effetti, sugli organici, dell’automazione del ciclo produttivo e, di conseguenza, l’accesso alle risorse di cui al comma 15bis della vigente normativa.
Il silenzio del Governo. Il controllo superficiale dei criteri autorizzativi del mercato delle imprese, la scarsa vigilanza sui requisiti minimi nel mercato del lavoro, e sull’autoproduzione delle operazioni portuali, la gestione delle autorizzazioni/concessioni, la destrutturazione degli uffici del lavoro portuale nelle AdSP e la modifica della loro natura giuridica sono alcuni degli altri temi oggetto di palesi violazioni della norma e interpretazioni soggettive che anziché mettere a frutto le enormi potenzialità del nostro Paese, di fatto, lo stanno condannando all’ arretramento.
L’opposizione dei lavoratori. “Non accettiamo che venga scaricato sui lavoratori il peso della “insipienza” politica e Istituzionale né la volontà di privatizzare i profitti ed accollare i debiti sulla collettività.
Pretendiamo un contratto che sia in grado di ridare potere d’acquisto ai lavoratori e capace di rispondere alle esigenze della portualità!
Queste le motivazioni e le peculiarità del mondo del lavoro portuale che non si è mai arreso e mai si arrenderà!”