“Vogliamo sapere tutta la verità. I sogni di un diciottenne non possono spegnersi per un gioco sciagurato, ma mai in questi giorni abbiamo provato odio, rancore o desiderio di vendetta, da genitori proviamo tanta pena per quello che sta passando e dovrà passare Lukas”.
È uno dei passaggi contenuti nella lettera scritta a un noto quotidiano sardo da Mariella Alivesi e Antonello Melone, genitori di Alberto Melone, il 18enne ucciso ad Alghero da un colpo di pistola esploso, pare per sbaglio, dal coetaneo Lukas Saba.
“Grazie a tutti i cittadini che ci sono stati vicini in un momento così tragicamente doloroso, forse è il caso davvero di fermarsi a riflettere e a parlare”, scrivono ancora i genitori della vittima. E ora che “nostro figlio non c’è più, e questa è l’unica cosa da cui non si può tornare indietro. Vorremmo che quello che è successo sia da monito per tutti i giovani, ma anche per gli adulti, perché la vita merita rispetto, amore e cura”.
Alberto Melone è stato colpito a morte dallo sparo di una Derringer calibro 22 la sera del 5 aprile. Lui e il giovane che gli ha sparato, Lukas Saba, si intrattenevano in chiacchiere, risate e qualche birra in un appartamento di piazza del Teatro, in compagnia di altri due loro amici che dopo lo sparo sono scappati, spaventati da un incidente che nessuno dei protagonisti sapeva come gestire.
“Alberto era tutta la nostra vita – continua la lettera dei genitori – era la fiducia che avevamo riposto nel futuro, dedicandoci al lavoro e a costruire qualcosa da poter condividere con lui e che un giorno potesse essere sua. Alberto era un ragazzino come tanti, era allegro, gioviale, timido eppure aperto, amava divertirsi, amava l’amicizia. Era pieno di speranze, di sogni, di ambizioni e di progetti proiettati verso un domani che purtroppo non avrà. Ecco perché oggi, a così poca distanza dalla sua morte – proseguono il padre e la madre di Alberto Melone – il rammarico di non averlo più tra noi, la tristezza per tutti quei sogni spezzati e il dolore per il modo in cui è stato ucciso sono ancora troppo forti e non ci lasciano un solo momento”.