Auspico un 2019, dove a Cagliari e nell’isola, siano gli artisti residenti, profondi conoscitori dell’uomo e della sua natura, a indirizzare la politica Regionale e non il contrario (come avviene da tremila anni da queste parti); auspico questo perché una politica Regionale isolana, senza direttive calibrate, non ha nulla a che fare con il linguaggio dell’arte inteso come ricerca del perseguimento del bene comune.
A Cagliari e nell’isola, purtroppo, la ricerca artistica residente è collocata in basso rispetto alla politica, molto in basso, molto più in basso,
Auspico un 2019, dove si progetti un sovvertimento radicale di quel paradigma, che vede l’arte residente soltanto come una voce spesa della politica, incapace di vedere e leggere l’alta formazione artistica residente come uno strumento strategico, la spada di una economia possibile che può portare beneficio alla collettività, misurabile e rivalutabile nel tempo.
Auspico un 2019, dove dell’Accademia a Cagliari se ne occupino attivamente gli artisti residenti e non i politici di professione, la politica dovrebbe solo trasformare la conoscenza degli artisti residenti in strumenti legislativi (con un’Accademia a Cagliari), ma gli artisti devono monitorarne la messa in opera produttiva per evitare che diventi rendita di posizione politica tossica.
A cosa serve altrimenti nell’isola parlare di bilinguismo, autodeterminazione, identità, specificità culturale e libertà?
Libertà vuole dire azione concreta d’autodeterminazione, autodeterminazione vuole dire autonomia decisionale, vuole dire incoraggiare a fare le scelte migliori per se stessi e per la propria società, cosa può liberamente decidere un giovane artista in formazione a Cagliari impossibilitato alla mobilità?
Cagliari e l’isola hanno bisogno di coscienza artistica e culturale, coscienza vuole dire condizione sistemica di connessione tra fattori interni e fattori esterni, vuole dite impostare ambienti culturali, sociali e ambientali predisposti all’interazione e condivisione attiva dell’arte.
L’identità cosa è?
Interazione tra fattori genetici e ambientali, è esperienza di vita, educazione ambientale e sociale, questo alimenta la personalità e l’identità artistica,
Questa è la lezione dei linguaggi dell’arte che bisogna sistematizzare il prima possibile.
La politica regionale deve ripartire da Cagliari e dall’alta formazione artistica, se si vuole realmente occupare della qualità di vita intellettuale residente.
Folle che a Cagliari si pensi all’arte solo come investimento privato, serve intervenire strutturalmente materializzando corridoi tra creatività residente e benessere, altrimenti si sarà sempre più marginali e periferici dal punto di vista della consapevolezza artistica contemporanea del proprio (ancora potenziale) patrimonio residente.
Auspico un 2019 dove la politica Regionale isolana rifletta sul proprio fallimento, in ambito formativo artistico residente, quale Regione Autonoma vanta oggi, il capoluogo Regionale e città metropolitana priva di un’Accademia?
Si può continuare a collocarsi su traiettorie di discussioni politiche mediatiche eterodirette, che alimentano instabilità e paralisi legislative?
La produzione d’arte contemporanea, cresce dovunque in media rispetto a Cagliari e nell’isola, la politica Regionale continua a essere distratta da una perenne campagna elettorale che scomoda Salvini per una scultura a Gigi Riva, dal momento che non si vogliono affrontare le oramai millenarie carenze, si tira a campare proteggendo il proprio status fondato su compromessi e strategie di autosopravvivenza che paiono non voleva toccare il delicato equilibrio Regionale trasversale al voto Regionale Cagliari-Sassari.
Non si può più pensare a un’isola dell’arte privata e privatizzata, è necessario configurare un sistema artistico regionale che sia pubblica impresa in grado di sostenete con il suo ritorno il sistema politico, economico, sociale e culturale Isola.
Possibile che nell’isola non sia ancora mai ragionato, su come una visione Rinascimentale comune determini un albero genealogico di menti, al servizio del pubblico, in grado d’autodeterminare i mutevoli e mutanti percorsi della storia?
Quale è la prospettiva di Cagliari e dell’isola, priva di un’Accademia, nell’unica città metropolitana che piò fungere da cerniera tra i centri produttivi del sapere artistico e culturale e il cittadino?
Fin quando Cagliari non avrà un’Accademia di Belle Arti, l’arte continuerà a essere percepita in questo territorio (Sassari compresa) come qualcosa che brucia e si consuma in una nuraghe, funzionale a essere bistrattata per questo o quell’interesse via social media.
Auspico un 2019 senza stanchi slogan e la riduzione dell’arte a strumento di propaganda mediatica (come i Subsonica in piazza per Capodanno o le Sculture di Mimmo Paladino alla Galleria Comunale), mi auguro strutturali interventi politici pratici, che garantiscano a i giovani artisti in formazione una traiettoria residente accessibile che non abbia distingui di classe e portafoglio, che ponga in condizione di formare e del fare professione la propria passione, che ponga in condizione i giovani artisti residenti di scegliere di progettare.
Progettare un’Accademia e il suo interno didattico e dialettico, vorrebbe dire conoscere, autodeterminare un contesto sociale sostenuto da pesanti teste pensanti, approcciare l’arte in modalità condivise rendendo l’isola vicino alla penisola, con la relativa socialità comunitaria che questo comporterebbe.
Serve che Cagliari e l’isola sappiano invertire la tendenza, nonostante il ritardo secolare serve provarci, la tecnologia va inquadrata in un media della conoscenza e non il fine.
Auspico un 2019 con la politica Regionale isolana, che sappia fare dell’Alta Formazione Artistica una premessa d’evoluzione culturale e produttiva, serve definire questa traiettoria del possibile, per armonizzare le potenzialità produttive Cagliaritane e isolane, l’interesse comune è quello delle abilità isolane di sapere essere artisti della cultura e del progresso.
L’opinione di Mimmo Domenico Di Caterino