Il Tempo– Lei è presidente dei biologi italiani. Devo farle la domanda di rito: sarà mica uno di quegli estremisti no vax?
D’Anna– Io? No, assolutamente. Come tutti i biologi credo nella utilità delle vaccinazioni, sono un pro-vax. E non è manco a tema l’utilità o meno dei vaccini in queste analisi di laboratorio. L’indagine è stata sulla qualità della realizzazione dei prodotti messi in commercio, non sull’efficacia o meno teorica del vaccino.
Il Tempo– E i risultati di queste analisi quali sono stati?
D’Anna– Hanno rilevato decine di impurità in più lotti. E al momento sono state individuate 43 sostanze improprie, nel senso che lì non si sarebbero dovute trovare.
Il Tempo– Improprie? Cioè?
D’Anna– Anticrittogamici, diserbanti, glisofato, antibiotici, antimalarici…
Il Tempo– La fermo. Non sono uno scienziato. Se mi dice diserbanti capisco che non dovrebbero esserci. Ma se mi cita gli antibiotici, le chiedo perchè: non devono esserci in un vaccino?
D’Anna– No, un antibiotico non deve stare in un vaccino. Un antimalarico neppure. Come un erbicida. Si è trovata alle analisi tutta una serie di inquinanti che lì non dovrebbero esserci..
Il Tempo-In quantità minuscole, spero…
D’Anna– Certo, parliamo di nanogrammi, di nanoparticelle. Ma tenga presente che non si tratta di sostanze ingerite, ma iniettate, assorbite e in alcuni casi (ad esempio l’alluminio) non smaltibili. Ma non è nostro compito accertare né la nocività, né la tossicità dei materiali. Però da quelle analisi è venuto fuori altro. Come l’assenza del virus della rosolia, che in sé potrebbe configurare una frode in commercio, perché migliaia di bambini che si sono vaccinati con quel lotto non sarebbero coperti verso la rosolia. E poi sono state rilevate quantità improprie di dna fetale…
Il Tempo– Dna fetale?
D’Anna– Sì, perché i virus vengono fatti replicare per fare le dosi occorrenti su materiale fetale da aborto, oppure su uova di galline. Ed è per quello che trovi i diserbanti o il glisofato, gli anticrittogamici e gli antiparassitari…
Il Tempo– Ma in un vaccino non dovrebbero esserci quelle tracce per quanto minuscole, no?
D’Anna– Certo che non devono esserci…
Il Tempo– E non c’è stato un esame pubblico di laboratorio su quelle dosi?
D’Anna– Lei l’ha visto? Ne conosce i risultati? Purtroppo c’è una aporìa giuridica: i test sul prodotto finito non sono obbligatori per il produttore. Li dovrebbero fare le strutture statali che proteggono la salute dei cittadini. Ma io non le ho mai viste. Anche perché qualsiasi risultato è tenuto segreto un po’ come la ricetta della Coca Cola, per evitare che qualche concorrente copi la formula industriale di produzione del vaccino.
Il Tempo– Ma se nei laboratori di Stato fossero emersi i clamorosi risultati che stiamo citando, che cosa sarebbe accaduto?
D’Anna– Avrebbero dovuto chiamarsi il produttore dei vaccini e chiedere spiegazioni. Certo dovrebbero chiedere come fanno ad esserci gli anticorpi della rosolia se non c’è l’antigene? Per quanto riguarda il vaccino per tetano, difterite etc… non sono stati trovati quattro distinti tossoidi (che sono antigeni proteici) come dovrebbe essere, ma una sola macromolecola fatta da queste quattro proteine denaturate (quelle del tetano, difterite, etc…) dalla presenza di un conservante come la formaldeide. Questa macromolecola precipita al fondo della provetta e attaccata con tripsina non risponde…
Il Tempo– Qui seguirla diventa difficile. Vado al sodo: non dovrebbe accadere così in quei vaccini. Questo mi vuole dire?
D’Anna– Esatto. Dovrebbero esserci le quattro proteine dei vaccini previsti che se attaccate con tripsina dovrebbero sciogliersi. Questo non accade, e quindi nella macromolecola non ci sono solo proteine. Faremo un esposto all’Aifa e all’Ema per capire se sono a conoscenza di queste cose.
Il Tempo– Nei primi lotti di vaccini doveva esserci la rosolia e non c’è. E mi è chiara l’inutilità. Capisco meno le conseguenze della macromolecola in questi altri vaccini…
D’Anna– Primo: anche tutto fosse lecito ed innocuo al minimo bisognerebbe informarne le autorità ed i cittadini che usano i vaccini. Secondo: in questi vaccini è stato riscontrato un numero significativo di peptidi (cioè frammenti corti di sequenze di aminoacidi) di origine batterica, probabilmente provenienti da batteri avventizi che contaminano le colture. A questi si aggiungono 65 sostanze chimiche contaminanti, 35% note, (finora abbiamo replicato i risultati su un solo lotto, l’unico disponibile tramite le farmacie su tutto il territorio italiano da oltre un anno), di cui 7 sono tossine chimiche, anche questi composti devono essere confermati nella struttura da uno studio con standard di controllo.
Il Tempo– Quindi?
D’Anna– Quindi bisogna che le agenzie ripetano queste analisi, facciano i controlli e rendano pubblici sia i risultati che il loro giudizio. Noi faremo la nostra parte. Ad esempio il prossimo 25 gennaio a Roma dove abbiamo organizzato un grande convegno dal titolo «Vaccinare in sicurezza» con la partecipazione di scienziati italiani, tra i quali Giulio Tarro da poco insignito negli Usa del premio di miglior virologo, e stranieri. Le analisi fatte serviranno anche ad alimentare il dibattito scientifico.