Alberto Cubeddu, presente in aula attorniato dagli avvocati Mattia Doneddu e Patrizio Rovelli, alla lettura della sentenza era visibilmente provato, anche in seguito alla reazione dei suoi familiari. Quando il presidente della Corte d’assise Giorgio Cannas ha pronunciato la parola ergastolo, grida di dolore si sono levate da parte delle tre sorelle dell’imputato 22enne, in aula insieme ai genitori.
“Il mio lavoro ricomincia domani mattina – ha commentato l’avv. Rovelli – perché Alberto Cubeddu è innocente e sono sicuro che lo proverò”.
I giudici hanno anche condannato Cubeddu al risarcimento delle parti civili: 50mila euro ognuno per i tre fratelli e per il padre di Stefano Masala; 50mila euro ognuno per i genitori e il fratello di Gianluca Monni e 20mila euro ciascuno per la fidanzata di Gianluca e per uno zio di Stefano Masala, Francesco Dore. “Giustizia è stata fatta – ha detto quest’ultimo – ma non ci basta: vogliamo Stefano perché ci appartiene”.
“Alberto Cubeddu ora ridacci Stefano”, ha urlato Marco Masala, il padre del 28enne Stefano Masala, uno dei due giovani uccisi in Sardegna nel maggio del 2015 e il cui corpo non è mai stato ritrovato, prima che l’imputato, condannato all’ergastolo, venisse riportato in carcere dagli agenti del penitenziario di Nuoro.
Sono stati momenti di tensione quelli che hanno seguito la lettura del verdetto. Dal pubblico c’è stato chi ha urlato “assassini” nei confronti dei familiari di Cubeddu, scena subito riportata alla calma dall’intervento delle forze dell’ordine. Nessun commento, invece, da parte dei genitori di Gianluca Monni, lo studente ucciso a Orune. La mamma ha ascoltato la sentenza stringendo tra le mani il cellulare con la foto di Gianluca.
“Non finisce con il processo, voglio sapere dove hanno ‘buttato’ Stefano, finché non lo trovo non mi do pace: l’ho promesso a Carmela (la madre di Stefano, morta di dolore un anno dopo la scomparsa del figlio, ndr) che lo avrei trovato e lo devo trovare”, ha detto ancora Marco Masala subito dopo la sentenza.
L’uomo dall’aula di giustizia del tribunale di Nuoro ha voluto commentare la vicenda di Manuel Careddu, il 18enne di Macomer (Nuoro) barbaramente ucciso da cinque giovani: “Vorrei dire ai familiari del ragazzo che so cosa stanno provando, vorrei abbracciarli e portare loro la mia solidarietà. Mi auguro che il cadavere ritrovato sia quello di Manuel, perché almeno i suoi genitori hanno una tomba su cui poggiare un fiore ed è un grande conforto che purtroppo noi non abbiamo”, ha concluso.