“Alessandro Taras è un bugiardo, quando deve giustificare se stesso è disponibile a qualunque accusa e a qualunque compromesso con la propria coscienza”. L’avvocato Patrizio Rovelli non ha dubbi sulla non attendibilità del supertestimone, che secondo l’accusa inchioderebbe l’imputato Alberto Cubeddu. Quasi tutta l’arringa del secondo difensore è stata incentrata sulle dichiarazioni di Taras, con l’obiettivo di demolirne la credibilità.

“Taras per un anno è stato in silenzio – ha detto Rovelli – poi decide di parlare, ma dice sempre cose diverse. Accusa Cubeddu ma non fornisce nessun riscontro a ciò che dice: la Vodafone ha certificato che i tabulati non potevano essere utilizzati”. “Taras è venuto qui a dibattimento e per 158 volte ha detto non ricordo – ha incalzato il difensore – ma ha ricordato benissimo tutto ciò che poteva gravare sulla posizione di Alberto Cubeddu. Ha detto le cose che ha detto perché voleva salvare se stesso dall’accusa di aver favorito gli assassini o di essere sfiorato esso stesso dall’accusa di essere un assassino”.

Per dimostrare la sua tesi, l’avvocato ha analizzato le intercettazioni in cui il supertestimone parla con un amico avvocato. “Il 24 marzo 2016 Taras si confida con l’amico e spiega la situazione che sta vivendo: ‘mi hanno fregato, i Carabinieri mi hanno messo in bocca delle parole che io non avrei nemmeno voluto dire, me le hanno estorte, non c’era nemmeno il mio legale’. Io non credo che i Carabinieri abbiano estorto una parola a Cubeddu – ha spiegato Rovelli – ma questo vi dà la misura di chi è Taras”.

Il legale ha poi sottolineato i tanti problemi dell’imputato a difendersi sia nel corso delle indagini che del processo: “I diritti di difesa di Alberto Cubeddu sono stati compressi dalla pressione mediatica – ha denunciato l’avvocato – la sua foto quotidianamente era sui giornali, la sua famiglia ha avuto grossi problemi nei rapporti con gli altri”. L’arringa di Rovelli proseguirà domani, poi ci saranno le repliche e infine le annunciate dichiarazioni spontanee dell’imputato. La Corte potrebbe quindi ritirarsi in camera di consiglio per la sentenza.