Si aprono le porte del carcere per l’ex assessore regionale Marco Carboni. I giudici della corte di Cassazione hanno rigettato nel merito il ricorso dei suoi legali, rendendo definitiva la condanna a nove anni di reclusione per rapina e violenza sessuale nei confronti della ex moglie.
Nel 2013, secondo quanto ricostruito nei tre gradi di giudizio, l’ex assessore dei Trasporti della Regione Sardegna aveva fatto irruzione nell’abitazione della ex moglie a Selargius, nell’hinterland cagliaritano, con addosso un casco e fingendosi uno straniero.
Sotto la minaccia di un coltello aveva minacciato e rapinato la donna e altri familiari, poi costringendola a togliersi i vestiti. Era stato riconosciuto da tutti, compreso il cane Paulette, la babysitter della figlia e il suocero. Le indagini del procuratore aggiunto Gilberto Ganassi e dei carabinieri avevano subito puntato sull’ex esponente di spicco di Forza Italia, ormai da tempo in rotta con l’ex moglie e protagonista di una tormentata separazione.
Accompagnato dai difensori Leonardo Filippi, Denise Mirasola e Luigi Isolabella, Carboni ha partecipato alla discussione davanti alla Suprema Corte, negando il suoi coinvolgimento come fatto in Tribunale e in Corte d’Appello. Due ore e mezzo di udienza nel quale il procuratore generale ha chiesto l’inammissibilità del ricorso, mentre l’avvocato di parte civile Pierluigi Concas ha sollecitato il rigetto anche nel merito. La Cassazione ha così respinto il ricorso in piena notte. Questa mattina l’ex assessore potrà costituirsi nel carcere di Uta appena arriverà l’ordine di esecuzione.