“Il designer è come un sarto che crea un abito su misura. Pensa uno spazio, lo configura e lo adatta, sapendo che saranno le persone poi a renderlo vivo, interattivo”. Lo racconta Emanuele Tarducci, architetto, interaction designer romano intervenuto a Cagliari in occasione dell’Open Day all’Istituto Europeo di Design del capoluogo sardo, guidato da Monica Scanu.
“Non si tratta solo di creare un oggetto o un ambiente – ha spiegato Tarducci agli studenti l’esperto di tecnologie elettroniche applicate a temi di Design – ma di progettare un’esperienza che coinvolge chi la crea e chi la fruisce. Quello che gli inglesi chiamano experience design”. In occasione delle celebrazioni del cinquantenario del 1968, all’interno del Padiglione Italiano del Festival Internazionale del Cinema di Venezia, l’archidesigner romano ha collaborato con la Cappelli Identity Design, firmando una porzione dell’allestimento con la realizzazione di una installazione interattiva. Frammenti cinematografici dialogano con le texture grafiche che richiamano i film cult dell’epoca. Un luogo in cui immergersi, per misurarlo con le proprie percezioni, riflessioni, emozioni.
“Nell’ideare uno spazio fisico – prosegue – è fondamentale la capacità di saper progettare l’esperienza che ne scaturirà, ancor più nel caso delle installazioni interattive, dove la tecnologia non deve essere preponderante ma capace di accompagnare chi vi si immerge, non un’arte ripiegata su se stessa, dunque, ma finalizzata a un pubblico”. Per questo, mette ancora in evidenza Emanuele Tarducci, “deve esserci un rapporto, un dialogo, un’interazione tra materia intangibile, caratteristica del digitale, e gli spazi fisici allestiti dal designer, senza mai perdere di vista chi questi spazi li abiterà”.