Accademia argine alle bestialità social! Un linguaggio artistico, una ricerca, uno stile, è un attivatore di significati! I linguaggi dell’arte gareggiano con la natura nella creazione e determinazione di concetti!
L’Artista possiede una capacità selettiva e un’esperienza visiva ricca consapevole, almeno quanto quella del suo osservatore e collezionista. Artista e collezionista, hanno oggi un nemico in comune: la tecnoscienza! Mi spiego meglio: Ragioniamo più di astrologia che di astronomia; preferiamo i reality show televisivi a una riflessione e/od osservazione pittorica!
L’arte come la scienza, richiede uno sforzo di comprensione, Salvini e Di Maio, espressione dell’elettore medio Italiano, richiedono uno sforzo di comprensione? Le dinamiche della Casa del Grande Fratello sono intrattenimento, non sforzo di visione e comprensione! Il sistema dell’arte contemporanea, cerca la facile soluzione da Grande Fratello, certi collezionisti e certi artisti Cagliaritani si accontentano di questo!
Il linguaggio dell’arte non è, e non potrà mai esserlo, comunicazione massmedificata (edificata sui mass media); i linguaggi dell’arte muovono da una comunicazione intersoggettiva tra artista e opera e tra opera e spettatore; l’artista è il Maestro d’orchestra del linguaggio che inizia uno scambio! La bellezza dell’arte (e nell’arte) è questo, accordo, armonia di parti in relazione, questa è la connessione simbolica! Il collezionista, che padroneggia questa consonanza sensoriale, sa non imporsi sull’artista! I linguaggi dell’arte sono ricreativi (perché generatori di piacere e divertimento), ma sono anche ri-creativi, perché spettatore e collezionista ricreano nuovamente l’opera! Il linguaggio dell’arte è bellezza in memoria, che sfila e si muove, nell’universo cosciente della connessione psichica! Il processo linguistico dell’arte è sempre democratico, l’artista sconosciuto o valutato ingiustamente, risulta più facile d’acquisire e da comprare, si ama e possiede quel poco che si vede; tutto passa per la corteccia frontale, struttura recente del nostro cervello, la sala comando che include le connessioni neurali coscienti, dove si sintetizzano i processi cognitivi e quelli emotivi del sistema limbico! Lo spirituale dell’arte è nella neuroscienza!
Questo scorcio di millennio prolifera d’artisti che s’autodeterminano via social (con attempati post quarantenni come me che cercano di non arretrare il confine della loro ricerca), i social netwoork sembrano per l’arte contemporanea quello che un tempo erano le chiese (c’è anche una strana deriva d’arte contemporanea evangelica, ma questo è nello spirito di piazza dei social), leggete un poco quello che scriveva il gesuita Jean Crasset al tempo del Re Sole: “Il popolo e le persone grossolane, sono spinti a lodare e onorare Dio, attraverso le ricche decorazioni delle nostre chiese. La pittura è per gli ignoranti ciò che la scrittura è per i dotti.”
Questo lo scriveva durante il Regno di Luigi XIV, quando nasceva in autonomia l’Accademia di Belle Arti, fondata da Charles Le Brun e diretta da Giulio Mazzarino, divenne però “Accademia Reale di Pittura e Scultura” soltanto nel 1663, sotto il controllo del Re; l’Accademia era sostanzialmente uno spazio espositivo politico, mirava a incarnare e diffondere lo stile del Re Sole, definiva regole, le insegnava e le rendeva visibili; era il luogo di riflessione ed elaborazione delle teorie dell’arte e della filosofia alla sua base! Perché vi scrivo di questo? Perché un tempo l’artista si barcamenava tra la Chiesa e l’Accademia; a fine Ottocento si è spostato il bipolarismo dialettico e didattico dell’arte tra Accademia e mercato privato, in questo millennio l’equilibrio del mercato dell’arte si è spostato sui social network e nei Big Data, ma l’Accademia politicamente resta il pilastro della formazione e della costruzione di senso di un artista; questo vorrei si capisse in Sardegna e a Cagliari, è insostenibile in un secolo complesso come questo, l’idea che una città metropolitana priva di un’Accademia di Belle Arti sia condizione normale, se non altro perché Cagliari è l’unica città metropolitana d’Europa in questa condizione! Senza cognizione di causa artistica, il rapporto dell’uomo con l’arte è animale, un’esotica esplorazione del mondo in cerca di novità, come fanno i miei cani, è rubricata a curiosità mossa da fame, sete e desiderio sessuale; il comportamento animale porta a esplorare il linguaggio, lo scatto umano è nella comprensione e nella sua trasmissione a diversi livelli di strutturazione e determinazione del linguaggio (tra cosciente e non cosciente); linguaggio artistico è richiami, ricordi, mobilitazioni affettivo emotive, autobiografie, coordinate storiche e simboliche.
Insomma, la prima preoccupazione di noi esseri umani, non è forse da 35000 anni a questa parte, quella di comprendere chi siamo e chi è l’altro? Non muoviamo tutti, dall’esigenza linguistica dell’arte dell’esperienza personale che ambisce al confronto con diverse culture? Non ambiamo tutti al vantaggio di un’educazione che favorisca tolleranza e rispetto reciproco? L’Arte non è forse la forza di riconciliazione di diversità, credenze e opinioni? O sono io un professore pazzo che pensa che nel 2018, una città metropolitana come Cagliari priva di un’Accademia di Belle Arti, sia un problema per tutte le sue connessioni di reti artistiche e culturali internazionali?
L’opinone di Mimmo Domenico Di Caterino