La Legge 28: “Disposizioni per la valorizzazione della suinicoltura sarda” approvata trasversalmente dal Consiglio Regionale il 2 agosto, con il pretesto di contrastare la peste suina, di fatto decreta la fine di una parte importante della nostra economia, delle economie familiari e della stessa razza suina sarda.
Ancora una volta il Consiglio Regionale della Sardegna ha prodotto una legge contro i sardi colpendo l’economia agro-pastorale ed il nostro diritto a conservare le tradizioni alimentari e di allevamento che ha reso “su porceddu” un unicum.
La lotta alla peste suina e la “modernizzazione-razionalizzazione” di questo settore è solo l’alibi per aprire questo mercato alle multinazionali della globalizzazione alimentare, penalizzando i nostri produttori, le nostre famiglie, le nostre tradizioni e le nostre eccellenze culinarie.
Troppo spesso i provvedimenti varati dall’Europa, dall’Italia e dallo stesso Consiglio Regionale, per debellare la “peste suina” in Sardegna, mirano a negare ogni possibilità di sviluppo del settore agro-pastorale isolano.
Riteniamo che per sostenere e promuovere le economie tradizionali agro-alimentari sarde si debba partire da un reale sostegno alla “sovranità alimentare” in tempi in cui oltre l’80% degli alimenti che si consumano in Sardegna sono d’importazione e spesso di origine sconosciuta.
Questa legge è così poco credibile che all’indomani della votazione gli stessi promotori che l’hanno sostenuta e votata ne chiedono, bontà loro, la rimessa in discussione.
Claudia Zuncheddu – Sardigna Libera