“Oggi tutti i telegiornali e giornali online riportano, sconcertati, la notizia dei boati sentiti in Lombardia. Due fortissime esplosioni udite da migliaia di persone tra Varese, Como e Brescia. Dopo le segnalazioni è emerso che si è trattato di due jet militari che hanno infranto il muro del suono, provocando il boato. Una testata online ricorda con stupore che un episodio simile accadde tre anni fa a Terranuova, in provincia di Arezzo”, lo scrive Pier Franco Devias, di Progetto Autodeterminatzione, sulla sua pagina Facebook.

“Ma guarda. Ma che evento strano e preoccupante allo stesso tempo. Non sanno, gli stupefatti giornalisti italiani, che nella zona di Olbia queste esplosioni ormai non fanno quasi più notizia, tanto sono frequenti. Non sanno che per mesi e mesi, mezza Sardegna è attraversata non solo dai boati dei jet che rompono la barriera del suono, ma dall’esplosione di centinaia di super-bombe, missili, cannonate – e prosegue – loro, che non sopportano come noi il 60% del totale delle loro aree militari, non sanno cosa voglia dire vivere in una zona di guerra, e perciò si stupiscono quando provano – una sola volta – ciò che i Sardi sono obbligati a sopportare da sessant’anni”.

“Loro sono esterrefatti dal fastidio che le loro armi creano alla popolazione. Quando questo accade in Italia. Quando accade in Sardegna, invece, la notizia non merita spazio. Del resto è in Sardegna, mica in Italia. Stiamo attenti, perchè anche questi, fra tanti altri, sono chiari segnali di psicologia coloniale. Ed è segnale di psicologia coloniale, ma stavolta da colonizzato, che anche gli stessi media sardi, purtroppo abituati a vedere ben altro, oggi riportino la notizia imitando lo stesso stupore dei loro omologhi italiani. Del resto che si tratti di una concezione coloniale e non di un rapporto paritario ce lo suggerisce una constatazione: a nessuno salterebbe mai in mente di andare dalla gente spaventata di Varese a dire “tranquilli, anzi ritenetevi fortunati, tutto ciò porta benessere” perchè, ad andare bene, gli riderebbero in faccia – e conclude – a noi, come tutti sappiamo, tutto ciò viene preso sul serio, accettato e propagandato. Come da migliore tradizione coloniale. Meditate gente, meditate…”.