Gioie e dolori della sanità pubblica: è in chiaroscuro l’offerta del servizio per le cure domiciliari sul territorio. Al di là dei numeri e delle percentuali, questo è in sintesi il risultato dell’indagine “Fuori dall’ospedale, dentro le mura domestiche” sui servizi sanitari e sociosanitari extraospedalieri realizzata dalla sezione oristanese di Cittadinanzattiva-Tribunale del Malato in collaborazione con l’Azienda sociosanitaria locale. In linea di massima, il giudizio sul servizio è sostanzialmente positivo.

A dichiararsi insoddisfatto, ha spiegato la presidente di Cittadinanzattiva Maria Grazia Fichicelli, è stato infatti solo il 22% del campione. L’elenco delle criticità messe in evidenza dalle risposte degli utenti tramite i questionari però è lungo. Scarsa attenzione alla misurazione del dolore e mancanza di informazioni ai familiari, carenza di istruzioni su prevenzione e gestione delle piaghe da decubito, carenza di supporto psicologico, scarsa disponibilità di medici specialistici, infermieri disponibili solo nei giorni feriali e solo dalle 7 alle 14 tanto per fare qualche esempio. Dito puntato anche sui tempi lunghi di attesa per i presidi sanitari e la necessità per tante famiglie di integrare a proprie spese le prestazioni fornite dal Servizio sanitario nazionale.

L’attesa media denunciata dall’indagine per un materasso antidecubito, per esempio, è di oltre 30 giorni così come per la carrozzina e il sollevatore. Più del 70% degli intervistati ha dovuto integrare a proprie spese (fino anche a mille euro al mese per il 13%) le prestazioni fornite, non solo per ritardi o carenze nelle forniture ma anche per l’assistenza personale insufficiente.