La legge urbanistica della Regione? Approvata dalla Giunta e ferma in commissione. Ma va riscritta. E magari prima di riscriverla sarebbe necessario estendere il Piano paesaggistico regionale all’intera isola, mentre ora riguarda solo le zone costiere. È uno degli spunti emersi questo pomeriggio durante un incontro intitolato molto esplicitamente “Estendere il Ppr a tutta la Sardegna per poi riscrivere la Legge Urbanistica”.

Una richiesta fatta propria da Maria Antonietta Mongiu, presidente di Lamas, una delle associazioni organizzatrici delle tavole rotonde di oggi insieme a Paesaggio Gramsci e SardegnaSoprattutto. E lo ribadisce Paolo Urbani, docente di diritto amministrativo della Luiss di Roma e componente del comitato scientifico del Ppr del 2006. “Si sta facendo largo – ha detto Urbani – un modo di operare che porta a una sorta di degradazione della tutela del territorio”. Un excursus sulle leggi del mattone che passa anche attraverso i piani casa.

“Dappertutto in Italia stanno scadendo – ha detto – si può demolire e ricostruire ma garantendo una restituzione di quegli spazi e quei servizi che negli anni Sessanta non sono stati garantiti”. Tra i punti trattati anche quello della sdemanializzazione degli usi civici. Massima attenzione anche alle prossime mosse della giunta Pigliaru. “L’estensione del Ppr alle zone interne – ha detto l’ex sindaco di Villasimius Tore Sanna – è già fatto dal 2008. Lì ci sono le strategie: ora bisogna capire se il decisore attuale intenda riallacciarsi a quelle indicazioni per dare un nuovo futuro alla Sardegna. Ci dicano con chiarezza se vogliono cancellare gli obiettivi del Ppr”.

Discorso ancora aperto. “Lo scenario prospettato dalla Legge Urbanistica della giunta Pigliaru – questa la riflessione dei promotori del dibattito – le proroghe del Piano casa, le politiche sull’energia e sull’industria, con un insensato consumo del suolo, il ritorno al cemento e alla deregolamentazione dell’edilizia, un’idea di sviluppo che riporta le lancette dell’orologio indietro hanno mobilitato intellettuali, tecnici, studiosi, amministratori locali, organizzazioni sociali e semplici cittadini”.