Sempre più preoccupati per il futuro dello stabilimento di Portovesme, nel Sulcis, i lavoratori di Eurallumina sono pronti a nuove azioni di protesta e continuano a rivendicare “il diritto al lavoro”. Non sono bastate neppure le rassicurazioni di oggi del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, a rasserenare gli animi di una concitata assemblea svoltasi in fabbrica.
Gli operai, “arrabbiati e delusi”, speravano che l’iter di verifica e autorizzativo per il rilancio dello stabilimento che raffina la bauxite per estrarre l’allumina, primo anello della filiera dell’alluminio, fosse in dirittura d’arrivo ma gli uffici regionali, dopo 43 mesi, hanno richiesto, in una relazione di 18 pagine, nuove “delucidazioni”, che sono suonate come una beffa. “Dopo 1.308 giorni il livello delle richieste non si esaurisce ma tende continuamente e in misura inesauribile ad aumentare, inserendo un nuovo elemento: il termine perentorio entro cui rispondere, 30 giorni”, spiega la Rsu.
“Siamo arrivati alla conclusione ma i passaggi, le azioni e gli atteggiamenti che lo hanno reso sempre più complicato rimarranno scolpiti nella storia – sottolineano i rappresentanti sindacali – la fine dell’iter sarà il momento in cui saranno chiare le responsabilità che si assumerà chi metterà la parola fine ad una produzione strategica”. Nel dettaglio si stratta di un investimento da 240 milioni di euro per la Rusal, proprietaria dello stabilimento di Portovesme, che a regime potrebbe dare lavoro, tra diretti e indiretti, a oltre 600 persone.