La campagna elettorale del Movimento 5 stelle in Sardegna rischia di incepparsi intorno al caso di Mario Perantoni. L’avvocato civilista sassarese, candidato nel collegio uninominale del nord per la Camera dei Deputati, è finito nel mirino di alcuni ex militanti grillini e degli esponenti di altri partiti.
Secondo loro, Perantoni non potrebbe essere candidato dal Movimento perché già in passato aveva partecipato a una competizione elettorale con un’altra casacca. Per l’esattezza, l’avvocato col pallino della politica è stato un dirigente locale dei Comunisti italiani, e sotto il vessillo del partito che faceva capo ad Armando Cossutta aveva corso per un posto nel consiglio provinciale nella coalizione di centrosinistra. Correva l’anno 2010.
Se per gli ex grillini la vicenda diventa il pretesto per sollevare anche violente contestazioni sulla gestione delle “parlamentarie” e delle candidature in vista delle elezioni del 4 marzo, le altre forze politiche sarebbero pronte a rinfacciare al partito dell’aspirante premier Luigi Di Maio una certa incongruenza tra il rigore delle regole del Movimento e la flessibilità con cui vengono interpretate. Contattato dall’ANSA, il referente territoriale per la campagna elettorale, Maurilio Murru, affida una posizione ufficiale a Mario Puddu, responsabile regionale per le politiche, che rinvia a più tardi una dichiarazione.
Nel frattempo, però, dal M5s fanno comunque sapere che “non c’è nessun caso: Mario Perantoni, come molti altri, ha diritto a candidarsi perché non ha mai corso contro il Movimento, come prescrive il nostro regolamento”. Una spiegazione perentoria, ma non è detto che questo basti per spegnere la polemica sul nascere. Il regolamento per le parlamentarie del M5s stabilisce infatti che per candidarsi è necessario non aver corso con altre forze politiche a “far data dal 4 ottobre 2009”.