“Sono cambiato tanto da quando lavoro. Inizialmente ero infantile, molto giocoso, facevo quel che mi piaceva fare ma con quel pizzico di pazzia e menefreghismo che in qualche modo mi ha fatto andare avanti per qualche anno”.
Così comincia la storia di oggi, di Edoardo Cuboni, un ragazzo cagliaritano classe 94 che si sta facendo conoscere nel mondo delle barberie. O meglio, a Milano è già molto conosciuto e a Cagliari se ne sente già parlare da tempo.
Non tanto per i like o per le frequentazioni, i presenzialismi nei locali alla moda che pare spesso facciano il (finto) successo di personaggi in cerca d’autore, quanto per un curriculum già ricco per l’età.

Sembra la storia di un adulto affermato eppure è un inganno: ci sono la schiettezza, l’energia e la semplicità di un ventitreenne che porta sulle spalle il peso di tante esperienze, serate difficili e pure amarezze. Un caleidoscopio di vita che fa paura a tanti grandi
“Nasco nel 94’,anno di mezzo tra le culture musicali elettroniche e la necessità di un cambiamento radicale sociale e lavorativo, dove il 2.0 stava crescendo nei retrovia delle aziende. Frequentavo il liceo classico e avevo un rifiuto totale per le vie accademiche, quelle con un unico binario, quelle che ti portano ad un mondo fatto di orari disegnati da un server aziendale. In una notte di follia in seconda superiore – racconta – mi tagliai i capelli da solo con un paio di forbici trovate in un cassetto per caso, quello stesso caso che dal giorno dopo mi convinse di poter diventare un barbiere. Forse volevo solo essere diverso dagli altri, e quell’occasione era ghiotta per poterlo essere. Iniziai a tagliare capelli a qualche mio compagno di classe, fin troppo bene per essere alle prime armi, e ogni taglio sembrava essere la perfetta realizzazione di un mondo che avevo in testa”. Quei pochi clienti sono diventati tanti a scuola, e i tanti sono diventati tutti: “In due anni ero il barbiere ufficiale del Convitto, mi ero creato un immagine sociale che amavo difendere e sostenere, in primis con i professori che della mia passione non condividevano nulla”.

Gli piace definirsi un barbiere, “giusto per avvicinarmi all’idea artigiana del lavoro in sè, ma preferisco essere un ragazzo che si impegna in un settore preciso come quello della barberia”.
Come nelle migliori storie c’è sempre l’opposizione del proprio vicinato, la frasetta ‘ma dove vuoi andare?’ o ‘ma chi te lo fa fare’ che spesso uccide i sogni sul nascere o frena la voglia di fare e di emergere. Frasi che purtroppo, spesso nella nostra terra, portano tanti a fuggire.
Finito il liceo Edoardo capisce che le cose si stavano facendo serie e che non esisteva più la macchinetta per divertimento. La passione si stava trasformando. Un viaggio, decisivo, per Milano, “dove capii chi ero e cosa volevo dalla vita, la passione era diventata una professione come dice il mio amato Salmo”.
Cambiano le persone e pure gli scenari, i cieli e i ritmi: “I clienti non erano più amici ma professionisti di una città metropolitana, dovetti imparare a leggere psicologicamente chi si sedeva sulla poltrona e la tecnica doveva affinarsi ora dopo ora per poter diventare uno dei migliori. La tecnica e la serietà è aumentata tanto, ma quel che forse mi rimane sempre più è il sorriso nei confronti di ogni cliente”. Un sorriso che forse non nasconde qualche amarezza.

C’è gratitudine nelle sue parole: “Devo tanto al mio capo, mentore, insegnante e proprietario di Bullfrog, Romano Brida”. Non sempre il rapporto è stato facile: “Il momento in cui fui più deluso fu forse quando dopo tre giorni di lavoro a Milano fui licenziato di punto in bianco. Il mio capo mi mandò via senza motivo, per incongruenza nel suo negozio. Tre giorni in cui avevo dato il massimo. Non accettai la sua decisione e con mia insistenza dopo 2 giorni mi riprese”.
Eppure anche in quel passaggio c’era una verità da imparare, una prova in cui si decise molto del suo attuale futuro: “Un anno dopo mi confessò che lo fece per vedere quanto io ci tenessi a quel lavoro, voleva sapere quante lacrime e sangue avrei potuto versare per riprendere quel posto che era mio. In quei giorni non mangiai quasi niente perché appena arrivato a Milano e senza soldi. Un giorno venne un ragazzo con la barba lunga fino alla cinta esatta dei pantaloni, mi chiese di togliergli circa un millimetro e se ne andò, pagando venticinque euro. Un altro giorno ricevetti una mancia di cinquanta solo perché riconobbi il lavoro del cliente senza che me l’avesse detto, era un broker finanziario”.

Poi storie, personaggi e episodi da raccontare seduti in quella poltrona: “Quando tagliai Marco Borriello per la prima volta mi chiese se avessi quindici anni. Moreno invece mi invitò a casa sua per giocare con la play a Fifa dopo un bel taglio”.
In due anni una piccola realtà di ventitré metri quadrati diventa una multinazionale con dieci punti vendita e una crescita che “mai avrei potuto immaginare”.
Milano, caotica e tentacolare poi mischia le carte nella testa e nel cuore: “La contaminazione poi di generi (convivenza con un collega canadese per 6 mesi, ndr) mi ha permesso di specializzarmi nei tagli americani e sfumature ombreggiate che ora vanno tanto di moda”. Moda ma pure numeri, che ora si fanno seri: Edoardo ha oggi tre barbierie in gestione nelle caserme ed è proprietario di Cerberus, tre dipendenti. Un’azienda sana, con tante nuove prospettive di crescita.

E’ cresciuto dal Convitto quell’Edoardo che prese l’aereo per Milano. Oggi non vuol atteggiarsi ma condividere idee con la sua generazione: “Il mio consiglio per i miei coetanei è di svegliarsi ogni mattina e prendere la vita tra le mani, dare un senso alle passioni e di rompere totalmente le righe, inventarsi continuamente ed esser affamati, come diceva qualcuno. Penso che ognuno abbia una dote, che la vita metta tutti sullo stesso piano e che tutti partiamo sempre dallo stesso seggiolone. La cattiveria nei confronti della vita però è quella che ti fa andare più avanti, quella determinazione che ti esplode da dentro e ti fa migliorare giorno dopo giorno, che ti porta a non avere limiti, ma solo obiettivi, con audacia e tenacia”.
Non ho potuto chiedere il perché un sardo decida di tornare a casa anziché restare a Milano: “Sono sardo e amo la mia terra, come tutti d’altronde. L’esigenza di Cagliari nasce da un buco di mercato, dal fatto che non esistevano barberie nel vero senso della parola, economiche ma che d’altra parte offrissero un servizio di qualità, puntualità ed efficienza nella prenotazione”.

Il salone è stato aperto venerdì 17 novembre, una data che farebbe toccare ferro, un’altra scommessa perchè “volevo che tutto fosse il contrario di quel che tutti hanno sempre detto e fatto. Era il giorno perfetto per aprire le porte al mondo Da quel giorno non ho avuto una singola ora di riposo, sempre tutto pieno, col sorriso sincero di chi accoglie i clienti felice del proprio locale”.
Su Instagram ha sentito dire che un buon taglio non sarebbe mai stato economico. Lui l’ha vista come un’altra sfida, nell’Italia fiscale di oggi. Creare un posto che in America si definisce con low cost high value, dove il prezzo prescinde dalla qualità eccellente nel servizio: “Da noi qui funziona come un orologio svizzero, con la puntualità al secondo che ci permette di aver tanti clienti in un piccolo spazio, e di non farli aspettare manco due minuti. Abbiamo il primo sistema a Cagliari di prenotazione istantanea senza perdite di tempo, in questo momento l’ottante per cento dei clienti prenota senza che io metta mano all’agenda. Tutte le giornate sono piene senza che riceva telefonate con relative perdite di tempo. Siamo giovani, in gamba e umili, i ragazzi ci scelgono per questo”.
Il target è per ora dei giovanissimi ma non resta quello.

Il sogno è realizzato o esiste ancora qualcosa da fare? E a ventitré anni quanto tempo resta per sognare ancora? Tantissimo: “Il mio sogno è quello di trovare tutte le attività con giovani sorridenti e amanti di quel che fanno, ma spesso mi scontro con titolari delle vecchie concezioni lavorative e di chi pensa ancora allo schiavismo come arricchimento personale. Io giro in pullman, non ho un Bmw anche se spesso ci penso potendomelo permettere”.
Dietro un piccolo successo, c’è una giornata organizzata: sveglia alle 8, colazione e lavoro, pausa alle 14 alle 15 poi si riprende fino alle 21:00. “Penso e organizzo mentre ceno o mi faccio la doccia, e nel poco tempo che ho fuori mi circondo di persone che mi possono dare nuovi stimoli”. Come la sua ragazza Diletta che lo ammette, è “la colonna portante delle mie giornate e organizzatrice seriale di spazi e tempi”.

La Sardegna, ancora: un paradiso terrestre, “di quelle terre che poche volte trovi nel mondo. Siamo in momento storico dove tanto sembra negativo, crisi e cazzate varie. Parlano tanto di difficoltà economiche e di un futuro incerto, è proprio ora il momento di tirare fuori le palle e smentire tutti. Io sono riuscito a inventare una nuova realtà, piccola ed efficace che dà un ulteriore contributo a quel che i giovani devono continuare a fare, modernizzare la nostra terra e portarla al passo di altre parti d’Europa. Siamo svegli e intelligenti, con la peculiarità di essere buoni fino al midollo”.
Edoardo non si ferma: sta progettando una nuova apertura tra due mesi per sostenere il carico di lavoro e dare possibilità ad altri giovani di intraprendere questo bel mestiere. Perché occuparsi di un taglio o di una barba non è solo un movimento meccanico o un esercizio di stile. E’ la fiducia di un cliente, ascoltarne le storie, guardare alla fine insieme lo stesso specchio e poi esplodere in un sorriso d’intesa.

Nicola Montisci