Niente carne né latte a Natale. Il Gros Souper, la cena del 24 dicembre in Provenza, è a base di pesce, per lo più merluzzo, e tante verdure, tra cui cavolo, bietole, carciofi, spinaci. Questo e tanti altri segreti del Natale in questa incantevole regione del sud della Francia li ha svelati Estelle Laget a Cagliari nel corso di una cena-lezione con i suoi studenti. Originaria di Avignone, di madre inglese, Estelle è a Cagliari da cinque anni, dove insegna inglese nella sua scuola “No Stress Language Learning” dopo aver vissuto in otto Paesi diversi, tra cui Inghilterra, Cambogia, Kenya.
Il racconto del Natale in Provenza parte dal 4 dicembre, festa di Santa Barbara. “In questo giorno – racconta Estelle – si mette a germinare il grano in tre piattini da sistemare poi nel presepe per propiziarsi la prosperità. Se crescono dritti e verdi l’anno prossimo sarà prospero”. La tavola è coperta da tre tovaglie bianche che evocano la Trinità e allestita con tre candele. Sono sette le portate del Gros Souper e si servono prima della messa della mezzanotte. Rappresentano i sette dolori di Maria. Al rientro della chiesa, si mangiano i 13 dessert, la parte più importante della cena, che simboleggiano Gesù e i suoi dodici apostoli.
Si parte con i ‘quattro mendicanti’, quattro frutti secchi che rappresentano i diversi ordini religiosi: uva passa per i Domenicani, nocciole per gli Agostiniani, i fichi secchi per i Francescani, mandorle per i Carmelitani, i colori richiamano quello dell’abito dei frati. Ma sono i dolci a prendersi la scena. “Il Nougat, ovvero il torrone, si fa in due modi diversi – spiega Estelle – bianco come quello di Tonara e nero di miele e mandorle, a rappresentare il bene e il male. Poi ci sono i datteri con la ‘O’ di meraviglia impressa sul seme”. Completano la lista di dolci i frutti canditi, i marron glacé, cioccolatini, frutta fresca, biscottini e la famosa Buche de Noel, una torta a forma allungata e ripiena di crema di castagne o cioccolato.
“Il 25 non ci sono più regole per il pranzo – dice la francese trapiantata in Sardegna – Di solito si serve il tacchino più o meno ripieno e si mangiano gli avanzi della sera prima. Sono molto attaccata alle tradizioni provenzali perché in questa bellissima terra ho trascorso la mia infanzia e dove ho anche fatto parte di un gruppo folk che mi ha permesso di scoprire la Sardegna, quasi trent’anni fa – ricorda Estelle – sono felice di aver potuto far assaggiare le delizie del Natale provenzale ai miei studenti sardi e aver fatto conoscere le tradizioni della mia terra”.