Spesso i giornali sardi compilano dettagliati report sulle allarmanti cifre sul gioco d’azzardo in Sardegna denunciando come esso sia diventato una piaga sociale dai tratti drammatici. Ogni anno infatti i sardi buttano via un miliardo e mezzo di euro fra videolottery, gratta e vinci e altre truffe legalizzate, facendo ascendere l’isola ai primissimi posti della classifica italiana ed europea per ludopatie. In Sardegna abbiamo una macchinetta ogni 95 abitanti e ciò ha una ricaduta sociale e medica terribile. Sì, perché i SERD sono pieni di veri e propri tossici da gioco che in nome della “fortuna” dilapidano non solo i propri patrimoni personali e ipotecano i propri stipendi (quando presenti), ma impegnano anche quelli altrui risucchiando nel buco nero della disperazione e della malattia da gioco intere famiglie.
Pochi giorni fa un operaio sulcitano ha vinto due milioni di euro con un gratta e vinci e i giornali dell’isola hanno riempito le prime pagine di titoli raccapriccianti come “la Dea bendata bacia un cagliaritano”; “La fortuna bacia il povero Sulcis”; “La fortuna ha baciato in fronte un operaio del polo industriale”. Buon per lui – direte voi – ma il problema resta. La cifra vinta dall’operaio è uguale a quella che i sardi dilapidano in soli 4 giorni. Avete capito bene, ogni giorno i sardi bruciano 500mila euro con il gioco d’azzardo. Questa sarebbe dovuta essere la notizia, questo è il fatto di cui discutere, non la “fortuna” o la “dea bendata” o altre scemenze del genere che sono solo falsi miti che alimentano altrettante false speranze in una terra martoriata da politiche predatorie e coloniali che nel giro di pochi decenni hanno completamente inaridito ogni settore economico. La vendita di qualche copia in più non può giustificare la complicità con l’emorragia a favore della lobby del gioco d’azzardo indotta dal declino economico dell’isola. Non voglio insegnare ai giornalisti a fare il loro mestiere, voglio solo far notare che di fronte alla dilagante piaga sociale del gioco d’azzardo parlare di “dea bendata”, di “fortuna” e di “festa” mi sembra a dir poco osceno.
Infatti a fronte della fortuna isolata di uno c’è la disperazione dei molti che non va alimenta nutrendo falsi miti e false speranze. Ci sarebbe da chiedere ai direttori delle principali testate giornalistiche di vigilare su questo perché i media sardi non diventino i portatori sani di questo orribile morbo che oltre ad impoverirci ogni giorno che passa sta distruggendo anche la nostra dignità di popolo, come l’alcol e la droga hanno distrutto le popolazioni indigene americane e in generale tutte le minoranze nazionali. Altrimenti c’è da chiedersi se non sia proprio questo l’effetto che si vuole ottenere!
Cristiano Sabino per la rubrica Cagliariblog.