Nonni al lavoro e nipoti che scappano dalla Sardegna. In cinquemila nelle strade di Cagliari per dire no a questo scenario. In corteo tanti pensionati giunti con 38 pullman da ogni provincia dell’isola. Accanto a loro anche gli studenti. Obiettivo: chiedere al Governo, ma ora soprattutto al Parlamento, di cambiare rotta.
Grande risposta alla chiamata della Cgil Sardegna alla mobilitazione nazionale a sostegno delle proposte del sindacato per cambiare il sistema previdenziale, sostenere sviluppo e occupazione, garantire un futuro ai giovani. La manifestazione regionale si sta svolgendo a Cagliari, in concomitanza con altre quattro piazze (Roma, Torino, Bari e Palermo).
Il serpentone è partito dai Giardini Pubblici per puntare verso piazza Garibaldi: davanti alla scuola Riva si ascolteranno le parole dal maxi schermo del segretario generale Susanna Camusso. “Il governo – spiega Franco Martini, della segreteria nazionale – aveva assunto un impegno, quello di aprire una seconda fase sul sistema della previdenza. Avevamo chiesto più garanzie per i giovani e flessibilità per donne e in uscita. Non abbiamo però ottenuto nessuno risultato apprezzabile, solo poca chiarezza sulla flessibilità. Una vertenza chiusa con il governo, ora vediamo cosa succede in Parlamento: non si parla solo di pensioni, ma anche di lavoro”.
In Sardegna vengono erogate 579.834 pensioni (nel 2016 circa 6,7 miliardi di euro). L’importo medio mensile – dati Inps – per la gestione pubblica è 1.797 euro, per la gestione privata di 825 euro. “È una manifestazione – spiega il segretario generale della Cgil sarda, Michele Carrus – che unisce previdenza, lavoro e welfare: si mandano i nonni a lavorare, si costringono i giovani a scappare. E la Sardegna si spopola. Bisogna unire le politiche per una previdenza giusta ad efficaci politiche per il lavoro”.
Una marcia di colori e suoni: centinaia di bandiere e palloncini rossi nel corteo. In testa i “tumbarinos di Gavoi” con i caratteristici tamburi, poi tanti over 60 ma anche migranti e giovani.