La Giunta regionale ha emanato il provvedimento conclusivo (deliberazione G.R. n. 52/24 del 22 novembre 2017) del procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto ibrido di centrale solare termodinamica + centrale a biomassa (potenza complessiva lorda 10,8 MW elettrici) della società bolzanina San Quirico Solar Power s.r.l., nella località agricola di San Quirico, verso le pendici del Monte Arci, in Comune di Oristano, interessante circa 55 ettari.
Il provvedimento non è tuttora disponibile sul sito web istituzionale della Regione autonoma della Sardegna (e men che meno è pubblicato sul B.U.R.A.S.), quindi non è conosciuto, ma se ne suppone la natura positiva, seppure con prescrizioni.
Se così fosse, sarebbero comunque pesanti gli impatti sull’ambiente e il contesto socio-economico locale.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus aveva inoltrato (9 febbraio 2015) uno specifico atto di intervento con “osservazioni” nel procedimento di V.I.A., interessando il Servizio valutazioni ambientali (S.V.A.) della Regione autonoma della Sardegna (titolare del procedimento), la Commissione europea, il Ministero dell’ambiente, il Comune di Oristano. Ora valuterà la sussistenza dei margini sul piano giuridico per un eventuale ricorso in sede giurisdizionale contro un provvedimento che autorizzerebbe un vero e proprio scempio ambientale per fini speculativi.
Il progetto ha caratteristiche propriamente industriali, ha natura ibrida, comprendendo una centrale solare termodinamica (superficie 48 ettari, specchi solari parabolici con diametro mt. 7,5 e altezza mt. 1,7 dal suolo) + una centrale a biomassa (potenza 4 MW elettrici) + opere connesse (linea ad alta tensione 150 kv lunga km. 7, stazione, ecc.) interessante complessivamente circa 55 ettari con potenza complessiva lorda 10,8 MW elettrici.
L’area individuata è parzialmente tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) perché attraversata da corsi d’acqua (Rio Merd’e Cani, Canale Adduttore Tirso-Arborea, Canale di Bonifica Spinarba), è classificata in “zona agricola E”(E2, E3, E5) e (piccola parte) in “zona di rispetto H” (HAR 2) del vigente P.U.C. di Oristano. Si ricorda, in proposito, che nelle zone agricole “E” degli strumenti urbanistici comunali, possono essere autorizzati soltanto interventi relativi ad attività agricole e/o strettamente connesse, in particolar modo in Sardegna (art. 13 bis della legge regionale n. 4/2009 e s.m.i. e art. 3 del D.P.G.R. 3 agosto 1994 , n. 228, direttive per le zone agricole).
La zona ha vocazione strettamente agricola e l’impianto complesso in progetto è di sicura natura industriale, come tale dovrebbe trovare collocazione in aree industriali a tali fini già infrastrutturate.
La prevista centrale a biomassa prevede poi l’utilizzo giornaliero di ben 70-75 tonnellate di biomassa legnosa per sette mesi (210 giorni), cioè ben 14.700-15.750 tonnellate annue di biomassa legnosa all’anno: da dove arriveranno?
Dai tagli boschivi nelle foreste demaniali sarde?
I quantitativi idrici necessari al funzionamento dell’impianto complesso sono stimati in 117.000 metri cubi di acqua/anno, sarebbero prelevati da due pozzi da realizzare nel sito e sarebbero sottratti alle attività agricole esistenti nell’area interessata dal progetto;
Come ben noto alla stessa Società industriale, il progetto interferisce con uno degli habitat delle residue popolazioni di “Gallina prataiola, rispetto alla quale, nell’ambito del Piano d’azione per la salvaguardia e il monitoraggio della Gallina prataiola e del suo habitat in Sardegna (Assessorato della Difesa dell’Ambiente – RAS, 2011), sono state evidenziate due aree riproduttive. In una di queste, ubicata a sud rispetto al sito d’intervento progettuale e distante dallo stesso circa 1,2 km, è stata accertata la presenza di un maschio territoriale, mentre nell’altra, ubicata ancora più a sud a circa 5,2 km, sono stati censiti 15 maschi territoriali. Una parte dell’area interessata dall’intervento progettuale proposto comporta la sottrazione di potenziale habitat di alimentazione pari ad una superficie di circa 30 ettari, mentre non vi è nessuna interazione negativa con le aree riproduttive segnalate” (Sintesi non tecnica, pag. 73).
La Gallina prataiola (Tetrax tetrax) è in grave pericolo di estinzione e come tale è inserita nell’allegato I della direttiva n. 2009/147/CE sulla tutela dell’avifauna selvatica.
Inoltre, un evidente saldo negativo potenziale emerge dallo studio di impatto ambientale (S.I.A.) dove vengono ipotizzati 90 posti di lavoro in fase di realizzazione e 20 posti di lavoro in fase di gestione, ma sarebbero a rischio 28 posti di lavoro già esistenti (13 Agriturismo e Fattoria didattica Archelao, 5 agrimacelleria Accareddu, 8 Aziende agricole cugini Tolu, 2 vigneto biologico locale). Una vera e propria beffa in proposito.
Spiace che il Comune di Oristano abbia dato la disponibilità politica in cambio di 50 mila euro all’anno.
Ancor più chiara la finalità sotto l’aspetto strettamente energetico: l’energia elettrica prodotta dall’impianto non servirebbe in alcun modo al fabbisogno regionale.
Questi sono i “numeri” dell’energia in Sardegna, come emergono dal piano energetico ambientale adottato che riprende i dati Terna s.p.a. (al 31 dicembre 2014), risultano i seguenti:
* 18 impianti idroelettrici (potenza efficiente lorda MW 466,7; producibilità media annua GWh 706,1)
* 43 impianti termoelettrici (potenza efficiente lorda MW 2.896,8; potenza efficiente netta MW 2.634,8)
* 118 impianti eolici (potenza efficiente lorda MW 996,7)
* 30.222 impianti fotovoltaici (potenza efficiente lorda MW 715,9)
* energia richiesta in Sardegna: GWh 8.804,9; energia prodotta in più rispetto alla richiesta: GWh 4.083,5 (+ 46,4%).
* consumi energia: in Sardegna sono stati utilizzati 8.377,9 GWh al 31 dicembre 2014 (- 2,63% rispetto al 31 dicembre 2013), con un picco massimo di potenza richiesta pari a 1.400 MW nel 2014 (era pari a 2.000 MW nel 2011).
* produzione energia: GWh 13.936,4 (lorda); produzione netta per il consumo: GWh 12.888,4.
* energia esportata verso la Penisola (SaPeI, capacità 1.000 MW) e verso l’Estero (SaCoI, SarCo, Corsica, capacità 300 MW + 100 MW): Gwh 4.083,5; perdita complessiva della rete: MWh 600
* fonte di produzione: 78% termoelettrica, 11% eolica, 5% bioenergie, 5% fotovoltaico, 1% idroelettrico. Fonte termoelettrica: 42% carbone; 49% derivati dal petrolio; 9% biomasse.
* emissioni di CO2 dipendenti da produzione di energia elettrica: 9,3 milioni di tonnellate (2014).
* prezzo medio di acquisto dell’energia nazionale (PUN): nel 2014 è stato di 52,08 €/MWh con un decremento rispetto all’anno precedente del 17,3%, confermando il trend del 2013 e raggiungendo il minimo storico dall’avvio del mercato.
Il dato fondamentale della “fotografia” del sistema di produzione energetica sardo è che oltre il 46% dell’energia prodotta “non serve” all’Isola e viene esportato. Qualsiasi nuova produzione energetica non sostitutiva di fonte già esistente (p. es. termoelettrica) può esser solo destinata all’esportazione verso la Penisola e verso la Corsica.
L’impianto complesso in progetto appare avere, quindi, finalità puramente speculative: certificati verdi e benefici vari derivanti dalla produzione energetica da fonti rinnovabili.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus valuterà, quindi, la sussistenza dei margini sul piano giuridico per un eventuale ricorso in sede giurisdizionale contro un provvedimento che autorizzerebbe un vero e proprio scempio ambientale per fini speculativi.