La Strategia energetica nazionale (Sen) 2017 ha come obiettivo strategico far sì che il “nostro sistema produttivo sia più sostenibile sul piano ambientale e più competitivo”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, presentando il Piano assieme ai ministri dello Sviluppo economico Carlo Calenda e dell’Ambiente Gianluca Galletti a Palazzo Chigi. “L’obiettivo – ha spiegato Gentiloni – è avere una strategia che da una parte faccia sì che il nostro sistema produttivo sia più sostenibile sul piano ambientale e dall’altra più competitivo. Questi due aspetti – ha proseguito – si sono intrecciati; una volta erano sembrati in contraddizione e diversi, oggi è evidente che c’è una coincidenza: lavorare per la sostenibilità non è solo un impegno per le prossime generazioni, ma lo facciamo anche pensando alla competitività del nostro sistema, e qui l’Italia ha tante carte da giocare, abbiamo tanti asset nelle nostre mani”. Gentiloni ha detto che “gli obiettivi sono ambiziosi” ma grazie ad essi “credo che nei prossimi 15 anni l’Italia sarà un Paese più efficiente e competitivo”.

La Strategia energetica nazionale – per la cui attuazione sarà costituita una cabina di regia – “prevede un totale di investimenti di 175 miliardi al 2030 divisi in reti, infrastrutture, fonti rinnovabili ed efficienza energetica” ha spiegato il ministro Calenda, alla firma del decreto ministeriale Mise- Ministero dell’Ambiente sulla Sen che, insieme al piano Industria 4.0, “è uno dei due grandissimi assi di sviluppo della politica industriale dei prossimi anni”, temi su cui “giochiamo i prossimi anni di sviluppo economico del paese”, ha aggiunto.

La Sen, che viaggia in un decreto interministeriale (Mise-Ambiente), prevede 175 miliardi per la crescita sostenibile, di cui 30 miliardi per reti e infrastrutture di gas ed elettriche, 35 per le fonti rinnovabili e 110 per l’efficienza energetica. Investimenti addizionali al 2030, concentrati in settori ad elevato impatto occupazionale ed innovazione tecnologica attivati, appunto, grazie alla Sen. Un piano messo a punto dal Governo con l’obiettivo dichiarato di anticipare e gestire il cambiamento del sistema energetico, facendo leva su competitività, sostenibilità e sicurezza.

La Sen 2017 inoltre, secondo quanto si apprende, prevede un’accelerazione dell’uscita completa dal carbone negli impianti termoelettrici nel 2025 e traccia la strada verso la decarbonizzazione totale, per raggiungere, rispetto al 1990, una diminuzione delle emissioni del 39% al 2030 e del 63% al 2050. Si punta alla riduzione dei consumi finali al 2030 di 10 Mtep (tonnellata equivalente di petrolio); ad una quota del 28% di rinnovabili sui consumi complessivi e del 55% su quelli elettrici superando anche gli obiettivi Ue. Sono poi previsti interventi per nuovi investimenti sulle reti che garantiscano anche flessibilità, adeguatezza e una maggiore integrazione con l’Europa, diversificando anche le fonti e rotte di approvvigionamento del gas, per ridurre la dipendenza energetica dall’estero dal 76% del 2015 al 64% del 2030.

Sulla cessazione della produzione di energia elettrica a carbone entro il 2025 “abbiamo deciso di accettare la sfida, ma per farlo occorrono infrastrutture il cui elenco condivideremo con la conferenza unificata e lo recepiremo in un dpcm perché non ci possiamo permettere di cominciare a lavorare su un processo accelerato e avere regioni e comuni che bloccano ogni infrastruttura in Italia” ha osservato il ministro dello Sviluppo economico. Il programma di decarbonizzazione”si può fare se c’è il convincimento degli enti locali a chiudere il piano infrastrutturale che è parte integrante di questa decisione”, ha continuato Calenda aggiungendo “quando un comune o una regione fanno ricorso contro un gasdotto si mette a rischio non solo l’opera ma l’obiettivo di decarbonizzare della produzione elettrica entro 2025”.

Per la completa liberalizzazione del mercato retail dell’energia elettrica e del gas – con lo stop del mercato tutelato come previsto dalla legge sulla Concorrenza – “andremo con grandissima prudenza perché non si creino cartelli e la liberalizzazione si traduca in un vantaggio per i consumatori e non in uno svantaggio di prezzo” ha assicurato il ministro dello Sviluppo economico.

Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha affermato orgoglioso che “questa Strategia Energetica Nazionale è il coronamento del lavoro del Ministero in questi quattro anni. Per la prima volta la parte ambientale entra in un documento che per storia era solo economico. Per la prima volta l’ambiente è diventato un driver dello sviluppo. Questo lega indissolubilmente le tematiche di crescita e le tematiche ambientali. L’ambiente visto non solo come conservazione, il Ministero dell’ambiente come ‘ministero del No’ ma dello sviluppo e della crescita”.

“La burocrazia rischia di bloccare la Sen”, la Strategia energetica nazionale: per evitare ciò serve un “processo decisionale semplice e snello”. Così il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, in conferenza stampa a palazzo Chigi. Ecco che, oltre al “dpcm che stabilirà le infrastrutture strategiche, noi come ministero dell’Ambiente abbiamo semplificato la valutazione dell’impatto ambientale”.

Galletti ha tuttavia avvertito che “la burocrazia rischia di bloccare la Sen”, e per evitare ciò serve un “processo decisionale semplice e snello”. Ecco che, oltre al “dpcm che stabilirà le infrastrutture strategiche, noi come ministero dell’Ambiente abbiamo semplificato la valutazione dell’impatto ambientale”. Per arrivare a centrare gli obiettivi della Strategia energetica nazionale “le macchine elettriche previste al 2030 sono quasi 5 milioni” ha detto il ministro dell’Ambiente.

Sullo sviluppo della mobilità sostenibile “non vogliamo fare una rottamazione alla vecchia maniera, pensiamo ci voglia un incentivo per svecchiare il parco circolante però è un tema delicato, la fonte finanziaria individuata – che poteva essere una componente della bolletta – è un uso della bolletta forte che prendiamo in considerazione solo se c’è un’ampia condivisione politica sull’argomento” ha detto il ministro dello Sviluppo economico aggiungendo “per ora non sono arrivate risposte dal Parlamento a cui abbiamo chiesto di prendere una decisione insieme”.