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“Dopo essere tornato da Roma, ancora una volta, a mani vuote, il presidente Pigliaru torna a minacciare il Governo ‘amico’ del centrosinistra di alzare la voce. Ma la vertenza sugli accantonamenti, o meglio sulle entrate erariali spettanti alla Sardegna, è aperta ormai da troppi anni e da parecchio tempo, ormai, abbiamo fatto l’abitudine a sentirgli dire che la prossima volta alzerà la voce. Perché ci sarà sempre una prossima volta, ma la voce di chi dovrebbe rappresentare gli interessi dei sardi, ahimè, si fa sempre più flebile, tanto che ormai viene da dubitare se in questi vertici romani la controparte riesca a udire quali sono le nostre rivendicazioni”, dichiara il capogruppo dei Riformatori Sardi per l’Europa in Consiglio regionale, Attilio Dedoni.

“Lo abbiamo detto alla vigilia della trasferta nella Capitale, che la posizione di un Presidente che, prima di un appuntamento del genere, si consulta con la sua maggioranza e rinuncia a coinvolgere l’intera Isola in una battaglia comune, è troppo debole perché possa portare a dei risultati”, sottolinea Dedoni. “Considerare i diritti sanciti dal nostro Statuto come una partita su cui si possa negoziare, partendo addirittura dalla rinuncia unilaterale a metà di quanto ci è dovuto, non può che portare al fallimento. Ora che Pigliaru comincia a toccare con mano i risultati, mentre vede restringersi, insieme ai tempi della legislatura nazionale, anche gli spazi di confronto con il Governo, sembra cominciare ad avvertire l’esigenza di un cambio di atteggiamento, o almeno così afferma quando chiama a raccolta la maggioranza e l’intero arco politico. Peccato però che, nella sua stessa coalizione, ci sia chi si è affrettato a bollare quello di ieri come un successo senza precedenti e a lodare la disponibilità dell’esecutivo romano, probabilmente con un occhio rivolto alla composizione delle liste per le prossime elezioni”.

“Dal canto nostro”, conclude il capogruppo, “ribadiamo che non ci tireremo indietro se il Presidente vorrà finalmente prendere coscienza del suo ruolo e, già dal prossimo incontro con il premier Gentiloni, portare a Roma l’intera Sardegna, attraverso i suoi rappresentanti politici e istituzionali, gli amministratori di ogni ordine e grado, e tutti gli attori sociali, affinché sia chiaro che quella per il trasferimento delle entrate previste nell’art. 8 dello Statuto è la battaglia di un intero popolo che vuole costringere lo Stato a rispettare le sue leggi, e non la pietosa richiesta di un’occasionale elemosina che consenta a una Giunta di centrosinistra di chiudere il bilancio. Per questo lo aspettiamo in Consiglio regionale, affinché finalmente di questa vertenza che va avanti da troppo tempo si cominci a parlare e a decidere nelle sedi istituzionali deputate, e non più soltanto nelle segrete stanze della maggioranza”.