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Per le imprese e i professionisti che lavorano con la Pubblica amministrazione della Sardegna arrivano notizie positive sul pagamento delle fatture. Vengono saldate con una media di 65 giorni: ne servono 42 ai Comuni, 98 agli Enti sanitari e 39 ad altri enti. In ogni caso si registra ancora uno sforamento medio di 35 giorni. Lo rivela l’Osservatorio per le Micro e Piccole Imprese di Confartigianato Imprese Sardegna su dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze (al 22 settembre).

I dati pongono l’isola al 14/o posto in Italia (media 58 giorni): al primo c’è la Provincia Autonoma di Bolzano con 36, ultimo il Molise con 107. Nei territori delle ex province, gli Enti pubblici più veloci a saldare le fatture sono quelli di Oristano con 37 giorni, seguiti dal Medio Campidano con 44 e da quelli di Nuoro con 53. Nonostante il 57,4% delle P.A sarde paghi entro i termini di legge (30 giorni per i Comuni e 60 per le Amministrazioni Sanitarie), il restante 42,6% salda i propri debiti ancora con in ritardo. Tornando indietro al 31 dicembre 2015 i dati raccontavano di come nell’Isola occorressero, in media, 103 giorni per saldare le fatture alle imprese mentre per i pagamenti sanitari si arrivava a una media i 133 ovvero si “sforava” di 73 giorni con le fatture ordinarie e di 43 nella sanità.

“Già un anno fa, rilevammo un sostanziale accorciamento dei tempi di pagamento dagli Enti Locali e Pubblici verso le attività produttive – commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – anche considerato questo netto miglioramento, non saremo totalmente soddisfatti finché tutte le imprese non pagheranno e non verranno pagate entro i termini di legge. La soluzione contro i ritardi e per rispettare il diritto delle imprese ad essere pagate in tempi certi – continua Matzutzi – sarebbe quella di applicare la compensazione diretta e universale tra i debiti e i crediti degli imprenditori nei confronti dello Stato. Capiamo come ci siano ancora tante difficoltà finanziarie e organizzative ma non capiamo perché debbano farne le spese i professionisti e le imprese”.