Il Centro Donna Ceteris ha deciso di scrivere al Presidente del Consiglio Regionale Gianfranco Ganau per mettere in discussione un sistema che, a parere delle responsabili del centro, “così com’è non porta vantaggi a nessuno, in primis alle donne”. Riportiamo integralmente la lettera:

“Egregio Presidente
Con queste poche righe, doverose e necessarie per la rilevanza del tema sul quale ci muoviamo, mi permetto di rivolgermi direttamente a Lei, al ruolo che Lei rappresenta per le istituzioni della nostra Regione, e alla Sua persona, capace, noi crediamo, di empatia e comprensione vera rispetto a piaghe sociali com’è la violenza contro le donne.

Parlo al plurale non solo perché porto con me la voce di un intero Centro Antiviolenza, il Centro Donna Ceteris – del quale sono Presidentessa da oltre vent’anni – ma anche perché, la radicata conoscenza del territorio regionale e il contatto quotidiano con le problematiche di genere, mi permette di esprimere la voce di molte donne, la loro sofferenza, i loro percorsi tormentanti.

È da questa coralità, allora, che nascono le mie parole, dall’assoluta certezza che molte donne, molte rappresentanti di enti deputati alla cultura di genere, molte professioniste coinvolte nella difficile battaglia contro la violenza, sono accanto a me nel manifestare, come accaduto due giorni fa, il profondo disappunto per come le istituzioni regionali hanno gestito e concepito la visita del Capo della Polizia Franco Gabrielli.

Credo non occorra aggiungere ulteriori contenuti rispetto a quelli da me già dichiarati nella nota stampa diffusa giovedì dagli organi di informazione, mi permetto però di dissentire dal messaggio da Lei recepito – e dichiarato nella sua replica alle mie parole – soprattutto perché, non è stata affatto la mancata possibilità di parlare a suscitare la mia reazione, bensì, qualcosa di più grave: il mancato coinvolgimento.

E badi, coinvolgimento significa tante cose, ad iniziare dal fatto che, nonostante i recinti regolamentari del Consiglio Regionale, i Centri Antiviolenza avevano il diritto di stare in prima fila come invece altri soggetti – extra istituzionali – hanno avuto, e per ragioni a noi sconosciute.

Non ci mancano gli scenari, né le occasioni per trasmettere la nostra missione – la ricerca di visibilità la lasciamo ad altri – quello che contestiamo è altro, e cioè il fatto che soprattutto in contesti come quello di ieri, le massime istituzioni regionali, debbano essere capaci di segnali forti, aggreganti, in grado di coinvolgere tutti, ad iniziare dagli attori primari di una battaglia com’è quella sulla violenza di genere.

Il Centro Donna Ceteris lavora da anni sulle politiche di prevenzione, sulla scuola, sull’arte, sulla tutela giuridica, sull’assistenza, sul dialogo, sulla comunicazione, sugli effetti economici della violenza, sull’impresa, sull’occupazione, sull’Università, tutti assi necessari per affrontare il complesso universo della cultura di genere, ma che nel dibattito affrontato ieri sono emersi in modo del tutto precario e confuso. Direi, più apertamente, assenti.

Su questo noi fondiamo la nostra certezza: sul fatto che occorra competenza ed esperienza, non cerimonie, non dichiarazioni fini a se stesse, non platee, non concetti o riflessioni obsolete.
Mi creda Presidente, il mio è un tentativo di mettere in discussione un sistema che così com’è non porta vantaggi a nessuno, in primis alle donne. Per questo, Le assicuro, in me troverà una porta aperta: per dare risposta alle nostre donne, al nostro lavoro, a tutto quello che serve per costruire una rivoluzione di genere capace di coinvolgere tutti”.