Ha scritto i versi dello struggente canto d’amore più rappresentativo della Sardegna: Non potho reposare. Un brano noto in tutto il mondo assurto quasi a colonna sonora dell’Isola.
Ora Nuoro, dove è cresciuto, e Sarule, il suo paese natale, dedicano due giornate al loro illustre figlio: Salvatore (Badore) Sini (1873-1954). E’ l’autore della poesia A Diosa, musicata da Giuseppe Rachel e negli anni riproposta da numerosi artisti. Tanto è conosciuto il brano, tanto quasi sconosciuto l’autore del testo poetico, ingiustamente caduto nel dimenticatoio.
Ora Nuoro dedicherà a Badore Sini il Belvedere, la targa sarà scoperta l’8 settembre alle 12. E’ solo una delle numerose iniziative delle due giornate celebrative e itineranti, l’8 e il 9, che si snoderanno tra dibattiti, musica, arte e proseguiranno fino al 16 con un convegno a Sarule, al quale parteciperà anche Stefano Rachel, musicista e nipote di Giuseppe. A riportare alla giusta attenzione questa straordinaria figura di avvocato, poeta, drammaturgo, regista, attore, fotografo, appassionato di speleologia ci ha pensato sua nipote, Maria Chiara Sini, sinologa. Ha fatto arrivare la sua voce agli amministratori e non è rimasta inascoltata.
“A oltre 60 anni dalla scomparsa di nonno, che non ho mai conosciuto – dice all’ANSA Maria Chiara – finalmente viene riconosciuto il valore di un uomo, poeta, artista, che non solo ha regalato al mondo i versi di un canto d’amore simbolo della nostra terra, ma si è espresso in tanti altri campi e ha lasciato scritti che mettono in luce pagine importanti di storia della Sardegna, dell’Italia e dell’Europa tra la fine dell’800 e i primi del ‘900”.
L’amministrazione nuorese ha deciso di inserire la figura di Badore Sini nel materiale da presentare per la candidatura di Nuoro a Capitale della Cultura. “Ho superato tante difficoltà per riuscire a catturare l’attenzione, l’ho fatto per nonno Badore e mio padre”, spiega Maria Chiara che ora ha un desiderio: “raccogliere il prezioso materiale che nonno ci ha lasciato e donarlo ad una fondazione che possa custodirlo, studiarlo e valorizzarlo”