La Ministra Lorenzin oggi in visita a La Maddalena ha ignorato la lettera del 28 giugno inviata dalla della Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica. Un documento ben circostanziato sulle ragioni delle lotte in corso in tutta la Sardegna ed il perché sia un atto grave la soppressione di servizi sanitari indispensabili come il Punto Nascite dell’ospedale Merlo e non solo. La Ministra avrebbe capito proprio sulla base dei numeri che in Sardegna è più facile morire, che l’oltre 9 per mille di decessi sul 7 per mille delle nascite è indice di un popolo in estinzione.

Avrebbe dovuto capire che in 304 comuni sardi su 377 i decessi superano le nascite e che questi dati critici dicono che in Sardegna i numeri acquistano un valore diverso rispetto ad altre regioni d’Italia.

La Sanità sarda necessita di essere razionalizzata e potenziata e non tagliata.

La Ministra avrebbe dovuto far tesoro dei dati forniti prima della sua visita a La Maddalena. La conoscenza è un atto imprescindibile ancor più nelle scelte in una materia sensibile come quella della Sanità e della vita.
Noi difenderemo ad oltranza i nostri ospedali pubblici da Cagliari a La Maddalena, da Nord al Sud dell’Isola.

Giovedì 7 settembre La Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica ha indetto una grande manifestazione contro il “piano di riordino della rete ospedaliera sarda”, con appuntamento alle 9,30 in Piazza del Carmine.

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Di seguito la lettera inviata:

Lettera alla Ministra Lorenzin. Il perché la Sardegna non è l’Italia neppure per la Sanità (28 Giugno 2017)

Alla Ministra della Salute della Repubblica italiana
On.le Beatrice Lorenzin

Gentile Ministra
le Sue politiche in materia sanitaria stanno creando un grande subbuglio in Sardegna. Le lotte in tutti i territori per la difesa degli ospedali e del sistema sanitario pubblico e la rinuncia al proprio mandato da parte del sindaco di La Maddalena dovrebbero indurla a riflettere, se non altro, di fronte ad un sintomo di cedimento dell’apparato dello Stato.
La Sua dichiarazione, a proposito della sospensione dell’attività del Punto Nascita dell’ospedale Merlo di La Maddalena, secondo cui per lei sarebbe “…un punto nascita insicuro, per i bassi volumi di attività… con 67 parti nel 2015 e 35 da gennaio a settembre 2016″ sconcerta noi sardi. Il valore universale della vita e la sua tutela non è affrontabile in termini di contabilità. Ancor meno ciò è possibile in Sardegna per le sue peculiarità, come ad esempio i lunghi tempi di percorrenza delle distanze per le tipicità orografiche, per i problemi delle infrastrutture, dei trasporti via terra e via mare e per le caratteristiche demografiche.
Ministra, proprio così, la Sardegna non è l’Italia per tante ragioni, comprese quelle demografiche.

Lo sviluppo demografico nella nostra Isola è passato da 3,8 figli per donna nel 1952 a 1,1 nel 2015, con un tasso di natalità sotto il 7 per mille ed un indice di mortalità che supera il 9 per mille.

Quando i decessi superano le nascite, come avviene in 304 comuni sardi su 377, l’indice di spopolamento è così drammatico da richiedere ad una classe politica responsabile, un approfondimento urgente sulle cause e interventi adeguati per arginare il rischio che il popolo sardo si estingua.
La soppressione dei servizi in nome di strane razionalizzazioni e la chiusura di importanti ospedali nei nostri territori disagiati, prevista dal piano di riordino della rete ospedaliera sarda, agevolano lo spopolamento privando le nostre collettività di ogni prospettiva per il futuro.
Ministra, le complesse ragioni dello spopolamento in Sardegna necessitano di essere capite se si vuole davvero fronteggiare questa piaga. Noi pensiamo che manchi la volontà politica e le misure di restrizione dei servizi sanitari pubblici, da voi imposti parlano chiaro.
Ministra, con la chiusura del Punto nascita dell’ospedale Merlo quale sicurezza pensa di poter garantire sottoponendo le gestanti ed i loro nascituri ad urgenti e pericolosi viaggi in condizioni sia infrastrutturali sia meteorologiche spesso incompatibili con un sereno travaglio? Si rende conto che La Maddalena è un’isola collegata all’isola maggiore da un sistema di traghetti che viaggiano solo durante le ore diurne e quando le condizioni del tempo lo consentono? Ha consapevolezza che dopo il trasporto via mare vi è almeno un’ora di strada da affrontare prima di arrivare al più vicino ospedale? Trova davvero più sicuro un parto effettuato in tali situazioni rispetto ad uno effettuato in un Punto Nascita con personale dedicato, anche se non raggiunge i volumi di 500 parti/anno?
Pensa davvero che possiamo credere ai mirabolanti interventi per cielo e per mare promessi da chi governa la Sardegna, addirittura con sbarchi di equipe specializzate, di cui non si trova traccia nella bozza di riforma della rete ospedaliera?
E lei parla di sicurezza basandosi esclusivamente sui volumi di attività?
Ministra, i numeri in Sanità, sono molto importanti non nel loro valore assoluto, astratto, ma solo se calati nella realtà del territorio interessato e confrontati con i bisogni reali delle persone, bisogni che variano da popolazione a popolazione, da area geografica ad area geografica. I numeri parlano e ci aiutano nella programmazione politica solo quando valutati nella loro globalità e solo quando mettono davvero la tutela della salute del cittadino al centro di scelte che non possono prescindere dalla storia e dalla specificità dei luoghi e delle comunità.
Lei ritiene che fino ad oggi le donne in Sardegna abbiano partorito negli ospedali nella più totale insicurezza solo perché i nostri numeri non sono gli stessi della Lombardia? Forse che negli ospedali sardi abbiamo un tasso di mortalità perinatale più elevato? Forse che abbiamo un tasso di morte da parto più alto rispetto ad altre Regioni d’Italia? Forse che il Punto Nascita del Paolo Merlo è un emblema di pericolosità ed inappropriatezza, per usare un termine caro al suo Decreto?
Senza questi altri numeri, a completamento di quei pochi da lei dati, le sue considerazioni circa l’oggettiva insicurezza del Punto Nascita del Paolo Merlo appaiono prive di fondamento, un modo maldestro per giustificare la scelta scellerata di sospendere un servizio indispensabile per le donne di La Maddalena.
Piuttosto che utilizzare freddamente i numeri per chiudere gli ospedali decentrati ma di vitale importanza per le nostre piccole e medie comunità, avrebbe dovuto pensare ad una organizzazione che impedisca l’isolamento di questi ospedali favorendo la circolazione di competenze e professionalità fra ospedali piccoli e grandi.
Tutto ciò presuppone investimenti in tecnologia, in risorse umane, investimenti strutturali e non tagli e finte razionalizzazioni. Se a lei sta davvero a cuore la salute e la sicurezza dei cittadini, nel rispetto del dettato costituzionale nonché del nostro Statuto Speciale di Autonomia, questa è l’unica strada perseguibile.
Come medici sardi, Le facciamo pervenire le nostre considerazioni, con lo spirito di arricchire le sue conoscenze e quindi le sue competenze.
Il problema di La Maddalena, è lo stesso di tutti i punti nascita che volete sopprimere in Sardegna e degli ospedali dei nostri territoria rischio di declassamento e di chiusura. La Rete Sarda Sanità Pubblica, che non intende subire passivamente l’ennesima discriminazione contro le nostre comunità, auspica di incontrarLa per un confronto leale e chiarificatore sul diritto inalienabile alla Salute anche per i sardi.

Claudia Zuncheddu – portavoce Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica
Dottoressa Paola Correddu