“Una nuova inchiesta? Ben venga se riuscirà a spegnere queste accuse che bruciano più del fuoco”. Così da Venezia Valentina Pitzalis commenta la notizia della riapertura del caso sulla morte del suo ex marito, Manuel Piredda, muratore di 27 anni di Gonnesa, che ora la vede indagata per omicidio.

Tutto è partito da un esposto presentato dalla famiglia di Piredda, deceduto il 17 aprile 2011 nell’incendio della sua abitazione, dal quale Valentina era uscita miracolosamente viva, ma terribilmente ustionata e sfigurata in volto. “E’ stato Manuel, voleva uccidermi, mi ha cosparso di benzina e mi ha dato fuoco”, questa la versione sempre confermata da Valentina, che per questo è diventata un simbolo della violenza subita dalle donne. Ora il terribile sospetto che la trasformerebbe da vittima a carnefice.

“Per l’ennesima volta mi trovo, come spesso capita a chi riesce a scampare a un femminicidio, a dover portare prove a mio favore – si sfoga – In questa vicenda le uniche verità sono le cicatrici del mio corpo martoriato dal fuoco appiccato da Manuel per uccidermi”. L’iscrizione di Valentina Pitzalis nel registro degli indagati è un atto dovuto legato proprio all’esposto presentato dalla famiglia dell’ex marito attraverso l’avvocato Gianfranco Sollai.

Il fascicolo – assegnato al procuratore aggiunto Gilberto Ganassi – ipotizza vari reati: dall’omicidio volontario a quello del consenziente (fattispecie prevista per chi uccide qualcuno che chiede di essere ucciso), ma anche istigazione al suicidio e incendio doloso. Tutte le ipotesi sono contenute nell’esposto che ha fatto riaprire il fascicolo. Ora la Procura potrebbe riesumare il corpo del muratore deceduto, assegnare una consulenza per valutare eventuali elementi di violenza presenti nei resti e in ultimo sentire di nuovo Valentina Pitzalis.