L’ipotesi, a cui sta lavorando il ministero dell’Interno con delle linee guida, di usare i beni confiscati alle mafie come uno dei canali per l’emergenza abitativa e per mettere a disposizione strutture per i migranti, ma anche per cittadini italiani, in caso di sgombero di edifici occupati, si innesta su un percorso “già attivo”, come spiega il direttore dell’Agenzia dei beni confiscati, Emilio Mario Sodano. Un percorso che semmai va reso più efficiente. “Al momento – aggiunge Sodano – non siamo ancora stati coinvolti dal Viminale, ma credo avverrà più in là”.

IL RUOLO DELL’AGENZIA – Da aprile Sodano guida l’Agenzia, il cui processo di rilancio è agganciato alla riforma del Codice Antimafia. Provvedimento che a luglio è passato, non senza difficoltà, al Senato in seconda lettura e ora alla Camera le incognite non mancano. “Speriamo sia la terza e ultima lettura – dichiara infatti Davide Mattiello, Pd, componente della commissione parlamentare antimafia e forte sostenitore della riforma di cui è stato relatore alla Camera -. Se si vuole puntare sul’uso dei beni confiscati serve un potenziamento dell’Agenzia: il collo di bottiglia è lì”.

I DATI – La mappa dei beni confiscati non è uniforme. “Al sud, ma anche a Roma – spiega Sodano – c’è maggiore presenza. L’Agenzia, con un piano già finanziato tramite il Pon sicurezza, sta completando il censimento di tutti i beni per creare una mappa e quasi tutto il patrimonio è presente sul sito”. Dai dati emerge che Sicilia, Campania e Calabria sono le Regioni col più alto numero di immobili e aziende in gestione da parte dell’Agenzia. Nel dettaglio, gli immobili sono 19 in Valle d’Aosta, 219 in Veneto, 204 in Emilia Romagna, 319 in Toscana, 64 in Umbria, 32 nelle Marche, 187 in Abruzzo, 1.130 in Lazio, 4 in Molise, 2.335 in Campania, 1.108 in Puglia, 46 in Basilicata, 2.198 in Calabria, 4.373 in Sicilia, 127 in Sardegna. Per quanto riguarda gli immobili che già destinati a enti, sono 63 in Abruzzo, 9 in Basilicata, 1.924 in Calabria, 52 in Toscana, 880 in Lombardia, 154 in Piemonte, 473 in Lazio, 1.598 in Campania, 4.738 in Sicilia, 102 in Sardegna, 15 in Friuli V. G., 16 in Trentino, 101 in Emilia Romagna, 12 nelle Marche, 3 in Molise, 1.303 in Puglia, 41 in Liguria, 101 in Veneto.

SOLUZIONI ABITATIVE E PROBLEMATICHE – “Attraverso i beni confiscati si già proceduto in diverse realtà a fornire abitazioni alternative. A Palermo – spiega Sodano – sono stati assegnati 400 immobili al Comune e si tratta di interi complessi costituiti da condomini. Altri 5-600 sono stati assegnati tra Calabria e Puglia. Ma la strada per rendere disponibile un bene non è sempre agile, a partire dalla verifica crediti. Poi, una volta assegnato, per l’ente destinatario del bene si apre l’iter per verificare l’agibilità degli stabili e la necessità di interventi di ristrutturazione”.