Il recente caso italiano riguardante l’inadeguatezza di una Scuola di Specializzazione medica su dieci, in base a quanto emerge da documenti riservati dove viene posto nero su bianco che 135 scuole su 1.433 non sono in grado di formare al meglio, non può che scuotere la comunità studentesca, prima compagine coinvolta dalla conseguente volontà di chiusura delle sopra citate scuole.
L’indagine pone in luce non solamente la volontà di tagliare drasticamente l’istruzione specialistica, culla dei futuri ginecologi, oncologi, rianimatori ecc, ma sottolinea inoltre la conseguente decisione di limitare fortemente l’assistenza sanitaria fondamentale.
“I laureandi e gli studenti della Facoltà di medicina di tutta la Sardegna – spiega Giuseppe Esposito, studente di medicina rappresentante di Unica 2.0 all’interno del Consiglio d’amministrazione della Università degli studi di Cagliari – non si riescono a capacitare di come il loro futuro formativo e professionale debba seguire delle logiche punitive, senza tenere conto della specificità sarda e delle esigenze di salute del territorio. Ciò che chiediamo è l’accesso alle scuole di specializzazione/medicina generale a tutti gli studenti ed un potenziamento della rete formativa/assistenziale qualora risultasse deficitaria. Siamo assolutamente contrari a qualsiasi chiusura delle scuole di specializzazione –
conclude Esposito – ed è importante per noi ribadire il fatto che investire sulla qualità della formazione dei medici ha un significativo impatto sulla salute della popolazione sarda”.
In merito ai tagli voluti dall’Osservatorio del MIUR si esprime anche il CNSU ( Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari ) attraverso Francesco Pitirra, studente membro di Unica 2.0, eletto all’interno del Consiglio.
“Come Consiglio Nazionale ci stiamo battendo su più fronti – dichiara Pitirra – non avendo inoltre ancora un bando per le scuole e una data per il test. Conosciamo solo, tramite mezzo stampa, l’esigua quantità di borse che verranno messe a bando rispetto ai migliaia di studenti che parteciperanno al concorso. Come se non bastasse, come Sardegna, subiamo una grande ingiustizia per le macro aree in cui si svolgerà il test. Non esisterà infatti una sede ne a Cagliari ne a Sassari, con come conseguenza il fatto che i giovani sardi dovranno spendere ingenti somme di denaro per poter partecipare alla selezione. Il Consiglio Nazionale sta mantenendo alta l’attenzione e continuerà a farlo per tutelare i diritti di tutti i giovani medici e il loro accesso alle scuole”.
“Un ulteriore taglio come questo, attuato secondo criteri burocratici, rischia di produrre effetti disastrosi sia nel campo dell’istruzione che in quello della sanità per la nostra Regione – spiega invece Carlo Sanna, senatore accademico nonché coordinatore dell’associazione studentesca Unica 2.0 – con la fuga dall’Isola di giovani medici in cerca di formazione specialistica e il collasso dei reparti ospedalieri attualmente retti grazie anche all’apporto degli Specializzandi. Se a ciò aggiungiamo il rischio di non poter svolgere il concorso in Sardegna e la drastica riduzione del numero di contratti regionali e ministeriali, capiamo l’entità del danno potenziale e la necessità sempre più urgente di un cambio di rotta e di politiche. Un sistema di valutazione e di osservazione distaccata, che non considera effetti e ricadute drammatiche che le scelte prese su queste basi spesso comportano, risulta essere deleterio – prosegue Sanna – come associazione studentesca continueremo a sottolineare quanto queste scelte siano dannose e controproducenti, e quanto sia necessario un cambio di indirizzo, di rotta e di politiche. In ciò, anche la classe politica Sarda dovrebbe guardare in faccia alla propria condizione di totale subalternità nelle scelte nazionali e farsi portatrice concreta della Questione Sarda: un cambio di mentalità prima ancora che di indirizzo e di policies”.