Il cinque agosto 1967 uscì “The Piper At The Gates of Dawn”, primo capitolo discografico di una leggenda chiamata Pink Floyd. Per questa prima prova la band ricevette un anticipo di cinque mila sterline e una percentuale ridicola di royalties (come era abitudine all’epoca, tutti vennero truffati, Beatles compresi). In compenso il contratto lasciava la totale libertà creativa con l’obbligo di registrare negli studi di Abbey Road: non a caso a produrre l’album è stato Norman Smith, uno degli ingegneri del suono dei Beatles che, vale la pena ricordarlo, nello studio accanto, nello stesso periodo, stavano registrando “Sgt. Pepper”.
“The Piper At The Gates of Dawn” (“Il pifferaio alle soglie dell’alba”, titolo del settimo capitolo del libro “Il vento tra i salici” di Kenneth Grahame) è il primo e l’unico titolo dei Pink Floyd registrato sotto il controllo di Syd Barrett, il genio folle che di li a pochi anni, devastato da un uso sconsiderato di Lsd, sarebbe sparito dal mondo, vivendo una triste vita da recluso fino alla sua morte il sette luglio 2007). Barrett, Roger Waters, Nick Mason e Richard Wright si erano conosciuti all’università: con i loro concerti all’Ufo Club di Londra, usando già allora proiezioni visive, erano diventati il gruppo di riferimento della nascente scena psichedelica. Era stato proprio Barrett a dare il nome alla band, unendo i nomi di battesimo di due bluesman da lui molto amati, Pink Anderson e Floyd Council. In quell’irripetibile epoca di sperimentazioni ed esplosioni creative, c’era spazio per una band che amava i tempi dilatati, le distorsioni, che, attraverso l’improvvisazione, puntava davvero all’allargamento della coscienza e delle percezioni. D’altronde quella era l’epoca della psichedelia, del “turn on, tune in drop out” di Timothy Leary, una cultura che aveva influenzato i Beatles e perfino i Rolling Stones, per non parlare della scena americana. Nel marzo dello stesso anno era uscito il primo singolo, “Arnold Layne”, storia di un travestito cleptomane, che venne bandita da alcuni dei principali canali radiofonici. In giugno, invece, era arrivato nei negozi un altro singolo, “See Emily Play” che finì pure in classifica. Come accadeva allora, nessuno dei due titoli, che pure erano i più amati dal pubblico, furono inseriti nell’album.
Degli undici brani in scaletta otto erano scritti da Barrett, compresa la storica “Astronomy Domine” (risuonata poi in “Ummagumma”), uno da Waters, e due da tutta la band, tra cui un’altra pietra miliare, “Interstellar Overdrive”. Per la registrazione furono utilizzate tecniche nuove, come l’uso di doppie tracce, e grazie al supporto di eco e riverberi, fu posta la prima pietra per quella sperimentazione tecnologica che negli anni a venire diventerà il marchio di fabbrica della band. Quell’album, di fatto, oltre a essere un manifesto della psichedelia, segnò l’inizio del cosiddetto “Space Rock”. Già in quei mesi ad Abbey Road, Barrett cominciò a dare i segni dello squilibrio che lo porterà a perdersi per sempre. Le cose peggiorarono ulteriormente quando si trattò di intraprendere il tour promozionale, con relativi catastrofici passaggi tv: già allora capitava che stesse sul palco muto e immobile con la chitarra a tracolla, che non si presentasse. Una difficilissima tournée americana non mise certo a posto le cose.
Nel giugno del 1968, quando uscì “A Saucerful of Secrets”, il povero Syd era fuori dalla band, sostituito da David Gilmour: nel disco suona la chitarra in quattro brani, canta da solista in uno solo, come un solo titolo è il contributo da compositore. La band, come è noto, prese progressivamente una direzione molto diversa dagli inizi psichedelici ma non dimenticherà mai il suo fondatore cui sarà dedicato lo straziante “Wish You Were”, in cui brilla “Shine On You Crazy Diamond”, il più bell’omaggio alla follia della storia del rock. Si racconta che proprio mentre registravano questo brano, all’improvviso Barrett si presentò in studio: calvo, ingrassato, irriconoscibile, con due buste della spesa in mano. Il primo a riconoscerlo fu Waters, che scoppiò a piangere …