Per garantire un prezzo minimo del latte ovino ai pastori bisogna subordinare il contributo della Regione, per il ritiro dell'invenduto di pecorino romano, ai contratti collettivi, con benefici quindi che arrivano a tutta la filiera del settore.
Ne è sicuro il consigliere regionale della Base Gaetano Ledda il quale ha depositato un emendamento all'emendamento presentato dal presidente della commissione Attività produttive, Luigi Lotto (Pd), all'articolo 3 della Finanziaria 2017.
La proposta di modifica presentata da Lotto prevede lo stanziamento di 14 milioni di euro per ritirare dal mercato il pecorino romano prodotto in eccesso, ad integrazione del bando Agea per gli indigenti annunciato dal ministero per le Politiche agricole. Sarà poi la Giunta regionale a definire le modalità di erogazione perché la ricaduta si abbia sul prezzo del latte al produttore.
"L'emendamento presentato da Lotto – spiega Ledda – che pure recepisce la proposta del movimento La Base, di 'togliere il tappo' al mercato, è carente in ordine alla automatica e necessaria ricaduta dell'intervento sul prezzo del latte ai pastori. Pensiamo, infatti, che lo stanziamento dei 14 milioni debba essere subordinato al recepimento del cosiddetto pacchetto latte che pone come condizione minima per la ricaduta su tutta la filiera una contrattazione collettiva ed i contratti scritti. Con questa proposta di modifica i pastori ed i loro rappresentanti avranno l'ultima parola sullo stanziamento delle risorse. I soldi si stanziano previa firma dell'accordo collettivo in cui si garantisce un prezzo minimo del latte ai produttori, altrimenti rimangano nelle casse pubbliche".