Non ha sopportato l'affronto di essere stato picchiato e deriso, dopo una rissa che lui stesso aveva provocato durante una festa di paese a Orune (Nuoro). Per questo motivo alcuni mesi dopo Paolo Enrico Pinna, allora appena 17enne, ha progettato il suo piano di vendetta. E per uccidere lo studente 19enne di Orune Gianluca Monni – freddato con tre colpi di fucile la mattina dell'8 maggio 2015 mentre attendeva il bus per recarsi a scuola a Nuoro – non ha esitato a uccidere la sera prima anche il suo compaesano Stefano Masala, 28 anni, per utilizzare la sua auto e far ricadere su di lui le colpe del delitto.
Una verità venuta a galla solo un anno e 18 giorni dopo quei tragici fatti, in seguito all'operazione dei Carabinieri di Nuoro e Sassari, insieme con i Ros e gli esperti del Ris, coordinati dalla Procura di Nuoro e dalla Procura dei minori di Sassari, che ha portato all'arresto dei presunti responsabili dei due omicidi: il 18enne di Nule e suo cugino Alberto Cubeddu, 21 anni di Ozieri (Sassari), entrambi accusati di omicidio volontario e di sequestro e occultamento del cadavere di Stefano Masala, mai ritrovato.
I due cugini sono stati incastrati dalle telefonate e dagli incroci di dati tra tabulati e celle telefoniche. C'è anche un terzo arrestato che però non è coinvolto nei due omicidi: Antonio Zappareddu, 25 anni di Pattada (Sassari) entrato incidentalmente nelle indagini e accusato solo di porto e detenzione di armi non usate però nei due delitti.
Sin dal primo momento la scomparsa di Masala era stata messa in relazione con l'omicidio dello studente. Due delitti con un solo movente: una rissa scoppiata a Orune la notte del 13 dicembre 2014 in una sala da ballo tra il minorenne di Nule e Monni durante la rassegna "Cortes Apertas". In quella circostanza Pinna avrebbe infastidito la ragazza dello studente che ha reagito picchiandolo. E quando quest'ultimo ha puntato la pistola sul rivale, gli amici di Monni lo hanno disarmato e pestato. Un affronto mai digerito dal minorenne, che pochi mesi dopo inizia a progettare la vendetta.
"E' stata un'innocua poesia di un autore estemporaneo orunese, ricevuta in file audio su WhatsApp da Pinna il 20 aprile 2015, a scatenare la sete di vendetta di quest'ultimo – ha ricostruito il colonnello Saverio Ceglie, comandante provinciale dei Carabinieri di Nuoro – quella poesia suonava come uno sfottò nei suoi confronti. Da quel momento in poi Pinna chiama Cubeddu e gli chiede di portare in officina la moto (moto che servirà allo stesso Pinna per tornare a casa da Ozieri il giorno del delitto, ndr). Poi Pinna contatta Stefano Masala e pianifica l'incontro del 7 maggio, lo attira in una trappola proponendosi come intermediario per un incontro con una ragazza che piaceva a Masala. La sera stessa il 29enne è stato ucciso e la Opel Corsa del padre utilizzata il giorno dopo dai due cugini per andare a Orune e uccidere Monni, auto poi ritrovata bruciata a Pattada la notte del 9 maggio".
"Pinna ha una personalità molto forte con atteggiamenti ruvidi soprattutto verso la madre e con fare spavaldo nei bar, come si dice da queste parti un vero 'balente'", ha spiegato il capo della Procura dei minori di Sassari, Elena Pitzorno, riferendosi al vecchio codice barbaricino che usa la vendetta per riparare a un'offesa subita.
Il procuratore di Nuoro Andrea Garau ha sottolineato le difficoltà incontrate in questo anno di indagini: "Ci siamo scontrati fin da subito con l'omertà. A Orune nessuno ha collaborato con noi, persino gli studenti che erano presenti sulla scena del delitto hanno negato di essere lì in quel momento". Nell'indagine, però, mancano ancora importanti tasselli: il corpo di Masala non è mai stato ritrovato, così come mai sono state ritrovate le armi, il fucile cal. 12 da cui sono stati esplosi i tre colpi che hanno ucciso lo studente e la pistola di Pinna che la sera del 13 dicembre 2014 gli amici della vittima gli avevano portato via.