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Ha 52 anni e ha già lavorato in Sardegna, in particolare a Sassari dopo gli arresti del 2000 per il maxi pestaggio al San Sebastiano, ma è stato anche a Reggio Calabria, Caltanissetta, Agrigento e Trapani quando erano in corso i grandi processi di mafia, avendo ricoperto l'incarico dal 2010 di responsabile di tutti gli istituti penitenziari della Sicilia.
Da una settimana Maurizio Veneziano è il nuovo provveditore dell'Amministrazione penitenziaria della Sardegna. "Per me è un ritorno nell'Isola dopo l'esperienza di Sassari – conferma in un colloquio con l'ANSA – il mio ultimo incarico è stato quello di responsabile di tutti gli istituti siciliani. Chiaramente si tratta di realtà diverse: in Sicilia ho gestito 27 istituti, qui ne abbiamo 10, anche se la geografia è molto mutata".
Ecco i numeri elencati da Veneziano: "A Sassari abbiamo 87 41 bis, mentre in tutte le carceri sarde ci sono 500 detenuti di 'alta sicurezza'. Attualmente i reclusi sono 2.035 a fronte di 2.300 posti. Ristrutturando e ottimizzando i vari istituti si potranno raggiungere i 2.600 posti. Non c'è sovraffollamento – precisa il neo provveditore – rispettiamo quanto previsto dalla Corte Europea per i diritti dell'uomo".
La maggiore criticità riguarda la mancanza di direttori. "Ne abbiamo cinque per dieci istituti – sottolinea Veneziano – ciò vuol dire che ogni direttore deve gestire due strutture e in caso di ferie anche tre. Credo che questa sia una criticità da risolvere: è fondamentale per il personale avere un interlocutore".
Sul fronte degli organici di Polizia penitenziaria, il provveditore chiede tempo per analizzare nel dettaglio la situazione prima di lanciare eventuali allarmi. E anche sulle aggressioni agli agenti intende verificare i dati sul numero e le cause. "Credo comunque – spiega – che la grande professionalità e competenza del personale riesca a prevenire anche episodi di questo genere".
Il nuovo provveditore si è posto già alcuni obiettivi.
"Bisogna omogeneizzare la conduzione e l'organizzazione degli istituti – chiarisce Veneziano – il mio sarà un ruolo di guida e di indirizzo affinché ci sia uniformità, considerando sempre la diversità dei detenuti per taluni regimi aperti di sorveglianza dinamica. Senza dubbio il tempo della pena non deve essere un tempo perso, ma va messo a valore con il lavoro ai fini di una possibile rieducazione".