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Un referendum consultivo sulle servitù militari in Sardegna. La proposta parte da un Comitato composto da movimenti e associazioni che da anni si battono contro le basi e le esercitazioni. Una commissione è già al lavoro per elaborare il quesito e far partire la raccolta delle diecimila firme necessarie per la presentazione della proposta: ci vorrà ancora qualche mese.
"Invitiamo – ha spiegato Bustianu Cumpostu, uno dei promotori dell'idea referendum – tutti a starci vicino in questa battaglia. Stiamo studiando la formula giuridica più idonea per far sì che il quesito possa essere ritenuto legittimo evitando i problemi incontrati in passato". Un percorso collettivo, senza personalizzazioni. "Giusto – ha aggiunto Pierfranco Devias – che il popolo sardo decida di autointerrogarsi su questi temi come non è mai successo dagli anni Cinquanta in poi. È l'esercizio di un diritto alla democrazia: la Sardegna deve esprimere un'opinione". Una iniziativa che parte dal successo delle manifestazioni contro la base di Capo Frasca e del No nucle day nelle scorse settimane: "L'obiettivo delle diecimila firme? – ha spiegato Gianfranco Sollai – Supereremo agevolmente quella quota. Basta pensare a tempi e modi della protesta di Capo Frasca: in pochi giorni si sono radunate diecimila persone. Su questi temi c'è il massimo coinvolgimento". Già diffuso un volantino: "Invitiamo sin da ora il popolo sardo a sostenere con entusiasmo questa battaglia che è di tutti affinché possa finalmente essere chiaro senza possibilità di equivoci e strumentalizzazioni, ciò che pensano i sardi su un argomento spinoso come quello della presenza di basi e servitù militari nella loro terra". Una lotta che continua: "Questo invito – spiegano i promotori – non può e non deve comunque pregiudicare la prosecuzione della lotta popolare e delle manifestazioni che dovranno continuare ad andare avanti in tutta la Sardegna". Ma la chiusura delle basi significa disoccupazione? Per i promotori del referendum no. "Basta guardare il caso della Maddalena – precisa Cumpostu – anche gli ultimi dati smentiscono che l'addio degli americani abbia provocato disoccupazione".