La strage di Peshawar dell'ottobre del 2009, di cui sono accusati tre degli arrestati in Sardegna, provocò circa 100 morti, soprattutto donne e bambini. Si trattò dell'ennesimo attacco suicida, il terzo solo in quel mese di ottobre di oltre cinque anni fa, che si trasformò in una carneficina. E avvenne poche ore dopo l'arrivo del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, a Islamabad per una visita di tre giorni, mirata a ribadire l'alleanza tra Usa e Pakistan e ad ampliare e rafforzare i rapporti bilaterali.
Si trattò di un chiaro segnale al governo pachistano: i mezzi blindati, l'esercito, gli aerei da guerra nulla potevano fare per fermare l'offensiva talebana dalle montagne ai confini con l'Afghanistan.
Tutto avvenne in pochissimi attimi: in una strada del Peepal Mandi Market, all'interno del Meena Bazar, nella parte vecchia di Peshawar, un'autobomba esplose facendo una vera e propria strage. Almeno sei palazzi, compresa una moschea, crollarono lasciando sotto le macerie decine di persone.
Al momento dell'esplosione il mercato era affollato di persone, soprattutto donne e bambini. Questi ultimi in quei giorni non andavano a scuola: il governo della Provincia Frontaliera di Nord Ovest, della quale Peshawar e' capitale, aveva infatti chiuso per 10 giorni gli istituti, proprio per l'allarme attentati.
Non ci fu scampo: oltre 150 chili di esplosivo lasciarono morte e distruzione, oltre ad una immensa voragine.
Oltre al centinaio di vittime, furono quasi 250 i feriti, molti di loro gravi, trasportati negli ospedali della zona, mentre scattava una vera e propria emergenza per la carenza di sangue.
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