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La causa degli attentati agli amministratori locali "è sicuramente un degrado morale e culturale generale, ma anche l'isolamento in cui essi spesso vengono lasciati di fronte ai mille problemi che quotidianamente e con esigue risorse debbono affrontare, senza adeguata tutela della loro sicurezza personale e familiare". I vescovi sardi scendono in campo al fianco dei sindaci. Nella riunione tenutasi nei giorni scorsi a Cagliari, la Conferenza episcopale regionale, grande l'attenzione dedicata anche ad alcune tematiche relative al contesto socio-economico della Sardegna.
I vescovi hanno posto in particolare l'accento sul "drammatico problema della disoccupazione e della crescente povertà" nell'Isola, cui si associa "il progressivo spopolamento delle zone interne e dei piccoli centri, con l'arretramento dei tradizionali presidi dello Stato, dalle scuole alle caserme, e con l'allontanamento dei servizi essenziali".
Altro tema caldo è quello della riforma sanitaria. Al riguardo i vescovi sottolineano in particolare "che occorre grande decisione nell'eliminare gli sprechi e le spese inutili, soprattutto al fine di evitare il più possibile le scomode e dispendiose trasferte nei centri specializzati della Penisola".
Non minore preoccupazione è "la ventilata ipotesi che la Sardegna possa diventare, sul piano nazionale, un deposito di scorie radioattive. Oltre che una servitù insopportabile sotto il profilo ambientale, per la fragilità del sistema geologico e morfologico dell'Isola". L'ultimo appello della Conferenza episcopale è sulle scuole paritarie pubbliche, cattoliche e non, "che svolgono un importante servizio sociale" e che "costituiscono anche un notevole risparmio di risorse per lo Stato e per la Regione".