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La maggioranza di centrosinistra si è già ricompattata dopo il voto per la scelta dei tre grandi elettori, con Sel, Centro democratico e Partito dei Sardi che hanno espresso una delle due preferenze per il sindaco di Torpè, Antonella Dalu. A gettare acqua sul fuoco non sono solo i presidenti della Regione e del Consiglio, ma anche gli stessi "frondisti" che frenano sulle voci di uno schiaffo al Pd o al Patto del Nazareno, mentre il capogruppo di Fi Pietro Pittalis, il terzo delegato scelto dal Consiglio per l'opposizione, parla di "giochi in maggioranza".
"La maggioranza è compatta ed è anche variegata, ma quest' ultimo aspetto non ha messo in pericolo il risultato generale che è quello di mandare a Roma le due figure istituzionali del presidente dell'Assemblea sarda e della Giunta – spiega il governatore Francesco Pigliaru – la maggioranza è composita soprattutto quando si parla di rapporti con lo Stato. Inoltre il risultato di oggi dimostra che la prassi che è stata sempre seguita non rappresenta un fattore di pigrizia ma ha un senso".

E' stata una votazione "molto istituzionale" e nel solco della prassi anche il grande elettore del centrosinistra risultato il più votato, il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau. "C'è stata una discussione in maggioranza e non darei troppo peso a questa posizione politica e legittima che è stata portata sino all'urna – osserva – Anche parlare di schiaffo al Pd non mi sembra il caso. E poi il partito democratico ha le spalle larghe". Riguardo alle preferenze in più raccolte a suo favore dalla minoranza, Ganau precisa che "anche nella precedente legislatura il presidente del Consiglio ha preso voti pure dall'opposizione".
Su questo punto Pittalis sottolinea che "quei voti possono derivare dal senso di responsabilità della minoranza che ha voluto salvaguardare la figura istituzionale del presidente del Consiglio, non volendo fare questioni di schieramenti". Per la 'fronda' Daniele Cocco, capogruppo di Sel, replica dicendo che "si è voluto segnalare solo il nome di un sindaco di un piccolo comune, oltretutto donna, ma per il resto il voto è stato compatto perchè abbiamo spalmato egualmente gli otto voti tra i due presidenti. Non c'è nessun segnale diverso e nessuno scollamento rispetto all'attività dell'esecutivo e della maggioranza. E non ci saranno – assicura – neppure strascichi riguardanti la Finanziaria". 

Nuovo presidente. L'idea di una figura di alto spessore è quella che emerge dall'identikit del nuovo presidente della Repubblica fatto dai tre grandi elettori della Sardegna, eletti oggi dal Consiglio regionale per partecipare al voto del Parlamento convocato in seduta comune dal 29 gennaio prossimo.
Secondo il presidente dell'Assemblea Gianfranco Ganau (Pd), "il capo dello Stato deve svolgere la funzione di arbitro in un momento delicato per la nostra nazione. In questo senso non posso che esprimere un giudizio positivo sul presidente Napolitano".
"Il capo dello Stato deve essere garante di tutti ma secondo me – sottolinea il governatore Francesco Pigliaru (Pd) – deve essere anche una persona che ha la piena consapevolezza che le riforme sono molto importanti per riportare il Paese in un sentiero di sviluppo".
"Certo – dice il grande elettore dell'opposizione Pietro Pittalis (Fi) – deve essere garante e custode della Costituzione soprattutto deve essere una persona che guardi con attenzione ai problemi della nostra Isola". 

Sale. "Irs, pur essendo rispettoso delle procedure istituzionali e delle diverse sensibilità presenti all'interno della maggioranza di governo, ha deciso di non indicare alcun nome". Così il leader indipendentista Gavino Sale spiega la sua decisione di astenersi nella votazione per i grandi elettori sardi chiamati a Roma per la scelta del nuovo presidente della Repubblica.
"Non abbiamo interesse a partecipare ad una votazione per una carica istituzionale che, seppur importante per l'Italia, non riconosce la nazione sarda, non ne tutela i diritti storici e non appoggia il diritto all'autodeterminazione del popolo sardo – sottolinea Sale – La Sardegna non è una minoranza all'interno dello Stato italiano, ma un soggetto politico-istituzionale con la propria storia, lingua e cultura che esige un rapporto quanto meno partitario con Roma. Quello di cui ci sarebbe davvero bisogno è la riscrittura dello Statuto di Autonomia per attuare un reale autogoverno. In senso sovranista e che normi il diritto dei sardi al processo di autodeterminazione".