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Paolo Fresu non cancella il concerto in Israele, ma per eventuali inviti futuri avverte che dipenderà dall'impegno di Israele "a riconoscere lo Stato Palestinese e a rispettare e garantire i suoi diritti". Le polemiche dei giorni scorsi, alimentate dagli appelli che lo invitavano da una parte a dare forfait e dall'altra a ignorare l'invito a disertare l'appuntamento, non hanno condizionato la scelta del musicista. Il 13 giugno il jazzista di Berchidda salirà sul palcoscenico dell'Israel festival di Gerusalemme.
"Andrò in Israele (non a Tel Aviv o Haifa, ma a Gerusalemme) il 13 giugno a portare la mia musica come ho fatto in passato per i palestinesi – conferma il jazzista di Berchidda in una nota postata su Facebook -. Ma monitorerò con attenzione la situazione in relazione a futuri inviti (se mai ci saranno) fino a quando Israele non si impegnerà a riconoscere lo Stato Palestinese e a rispettare e garantire i suoi diritti. E' ciò che vogliamo non solo per la Palestina ma per tutti i popoli oppressi".

Fresu al telefono con ANSA si dice dispiaciuto da tutto il rumore provocato da una lettera che gli era stata inviata dall'Associazione Sardegna Palestina, dove veniva invitato a non suonare in un paese che secondo gli autori della missiva pratica l'apartheid, e a non condonare le ripetute violazioni dei diritti umani contro il popolo palestinese. Una lettera sottoscritta sulla piattaforma change.org. e che ha scatenato gli umori degli internauti. "Tanto che sia sulle pagine Fb e nella mail personale sono stato bombardato da messaggi anche ingiuriosi, dove ho rischiato di diventare il capro espiatorio di una polemica violenta nei toni, che ha i contorni di una strumentalizzazione – aggiunge il trombettista -. Credo che la musica abbia il potere di smuovere le coscienze e di suggerire nuovi percorsi".
Ad aggiungersi alle centinaia di post e mail è arrivata una lettera del presidente dell'Associazione di amicizia Sardegna Israele, Mario Carboni, che lo sollecita a non prestare ascolto a quanti lo invitavano a disdire il concerto e "a recarsi in Israele, unico stato democratico nel Vicino Oriente come messaggero di cultura e di pace resistendo ad argomentazioni false, propagandistiche e antisemite travestite da antisionismo". Lettera a cui Fresu ha risposto: "Ho deciso di andare comunque a Gerusalemme. E non senza una attenta e profonda riflessione sui temi che ci stanno a cuore".